“Violenza ostetrica”, un termine improprio
13 ottobre - “È necessario andare oltre il termine ‘violenza ostetrica’ nel discorso e riconoscere e affrontare le dimensioni strutturali delle pratiche riproduttive abusive. Vi è una necessità costante di aumentare la consapevolezza sul potenziale maltrattamento di pazienti ostetriche nel contesto di abusi contro le donne in generale”. Questo il messaggio lanciato in un articolo pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology.
La “violenza ostetrica” è un termine utilizzato per descrivere abusi e maltrattamenti che le donne possono subire durante la gravidanza e nel corso di procedure ostetriche come l’induzione del travaglio, l’episiotomia e il parto cesareo. Tuttavia, questo termine può essere frainteso o portare a valutazioni non corrette in quanto implica una violenza intenzionale da parte degli operatori sanitari, quando invece può essere il risultato di problemi legati alla struttura in cui essi operano o a carenza di formazione.
Questo il messaggio emerso nell’articolo pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology (Frank A. Chervenak, Md Mm, Renee Mcleod-Sordjan, Dnp, Aprn, Hec-C, Susan L. Pollet, Jdet al.)
Un termine più appropriato potrebbe essere “maltrattamenti ostetrici”, che copre un’ampia gamma di comportamenti e azioni. È importante riconoscere e affrontare le dimensioni strutturali di questi abusi e sensibilizzare il personale sul potenziale maltrattamento delle pazienti ostetriche. Sarebbe ancor meglio utilizzare il termine “abuso nell’assistenza sanitaria”, che si applica a tutte le specialità e copre abusi e maltrattamenti non professionali come cure distorte, negligenza, abusi emotivi o fisici e procedure non necessarie o senza consenso informato. È necessario promuovere un’assistenza sanitaria professionale, rispettosa e incentrata sul paziente e lavorare per prevenire qualsiasi forma di maltrattamento o abuso nel settore medico.
In buona sostanza il rischio reale è quello di equiparare un atto di aggressione fisica criminale ad una malpractice (magari in buona fede…). Certamente una migliore preparazione degli operatori, strutture più efficienti e dotazioni adeguate e moderne possono facilitare il rispetto di corrette procedure ostetriche e mediche in generale. E soprattutto occorre ribadire che una comunicazione ed informazione alla paziente (ed ai familiari) chiara e scientificamente basata, può evitare incomprensioni e valutazioni errate sull’operato dei sanitari.
CMS
Fonte. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0002937823007329