Violenza ostetrica. Il Portogallo emana la prima legge in Europa. Alzata di scudi dei medici che chiedono l’abrogazione
11 aprile - La legge prevede la penalizzazione di trattamenti e pratiche inserite nel concetto di violenza ostetrica e considerati abusivi. Ma per l’Ordine dei medici portoghese è sbagliato il “termine stesso di violenza ostetrica”. Inoltre la legge crea uno stigma inaccettabile sugli operatori sanitari ed èì mal concepita in quanto non c’è stato alcun consulto con l’Ordine e le società scientifiche su una questione che è tecnico-scientifica.
Parla portoghese la prima legge emanata in Europa che introduce il concetto di violenza ostetrica, ossia, l’insieme delle azioni fisiche e verbali esercitate “dagli operatori sanitari sul corpo e sulle procedure dell’apparato riproduttivo delle donne o di altre persone in stato di gravidanza, che si esprime in un trattamento disumanizzanti e un abuso”.
Pubblicata nel Diario da Repàblica e ancora in attesa dei decreti attuativi, ha incassato subito il dissenso dei camici bianchi portoghesi che ne chiedono l’abolizione.
La legge ha lo scopo di “promuovere i diritti in gravidanza, parto, nascita e postpartum, attraverso la creazione di misure di informazione e protezione contro la violenza ostetrica”. Violenza ostetrica definita come “l’azione fisica e verbale esercitata dai professionisti sanitari sul corpo e sulle procedure nell’area riproduttiva delle donne o di altre persone incinte, che si esprime nel trattamento disumano, nell'abuso della medicalizzazione o nella patologizzazione dei processi naturali, ignorando il regime di protezione in materia di preconcepimento, procreazione medicalmente assistita, gravidanza, parto, nascita e puerperio”. Comprende quindi anche atteggiamenti verbali, pratiche mediche eseguite senza consenso esplicito, mancata informazione o uso eccessivo di interventi senza motivazione clinica.
Sancisce inoltre che medici e infermieri possano essere soggetti a indagini disciplinari e responsabilità penali se ricorrono a pratiche inserite nel concetto di violenza ostetrica.
In particolare, mette sul banco degli imputati l’episiotomia una pratica, secondo il legislatore, oramai divenuta di routine senza che vi sia però alcuna indicazione clinica in tal senso. L’esecuzione di episiotomie di routine e di altre pratiche ripetute non giustificate, fatte salve le responsabilità civili e penali che ne derivano, sono soggette: a sanzioni finanziarie e pecuniarie da applicare agli ospedali, qualora non rispettino le raccomandazioni dell'Oms e i parametri definiti dalla Direzione generale della sanità; indagine disciplinare sui professionisti sanitari.
Alzata di scudi dall’Ordine dei medici portoghesi. La legge non è piaciuta ai camici bianchi l’Ordine dei Medici ha infatti chiesto l’abrogazione della legge sui diritti in gravidanza e parto sostenendo che è mal concepita. Come ha dichiarato alla stampa locale il presidente dell’ordine dei medici del portogallo Carlos Cortes la legge non difende le donne e i bambini e crea uno stigma inaccettabile sugli operatori sanitari. Introduce inoltre “concetti arcaici”, come la designazione di violenza ostetrica, un “termine che non è utilizzato nell’Unione Europea e di cui la stessa Organizzazione mondiale della sanità non ne raccomanda l’uso” e che “potrebbe aprire la strada alla penalizzazione di atti medici che sono decisioni istantanee e necessarie, ma che potrebbero essere interpretate come violenza ostetrica”.
Non solo, la legge è anche il risultato di un “processo svolto senza dialogo e senza comunicazione”, poiché l’Ordine dei medici, le società scientifiche e gli istituti specializzati, così come altre entità della società civile, non sono stati consultati.