Lo stress materno in gravidanza lascia un’impronta molecolare nei neonati
24 aprile - Le modifiche, che colpiscono in particolare le femmine, interessano specifici frammenti di RNA e alcuni enzimi chiave nel sistema cerebrale deputato alla regolazione dello stress. I ricercatori hanno analizzato il sangue del cordone ombelicale di oltre 120 neonati, confrontando quelli nati da madri con alti livelli di stress nel terzo trimestre con quelli di madri meno stressate.
Un nuovo studio dell’Università Ebraica di Gerusalemme rivela come lo stress psicologico vissuto dalle madri durante la gravidanza possa lasciare tracce molecolari profonde nei neonati, influenzando il loro sviluppo ben prima della nascita. Le modifiche, che colpiscono in particolare le femmine, interessano specifici frammenti di RNA e alcuni enzimi chiave nel sistema cerebrale deputato alla regolazione dello stress. Questi cambiamenti molecolari potrebbero contribuire a spiegare perché i bambini esposti a un elevato stress materno durante la gravidanza potrebbero essere più vulnerabili a problemi neuroevolutivi e psichiatrici più avanti nella vita.
Guidata dalla professoressa Hermona Soreq e da Shani Vaknine Treidel del Center for Brain Science Edmond and Lily Safra, la ricerca è stata pubblicata sulla rivista Molecular Psychiatry e getta luce su uno dei meccanismi biologici attraverso i quali lo stress prenatale può rendere alcuni bambini più vulnerabili a disturbi dello sviluppo o patologie psichiatriche. Al centro dello studio c’è lo stress percepito durante la gravidanza (PPS – Perceived Prenatal Stress), ovvero il livello di stress soggettivo sperimentato dalla madre. I ricercatori hanno analizzato il sangue del cordone ombelicale di oltre 120 neonati, confrontando quelli nati da madri con alti livelli di stress nel terzo trimestre con quelli di madri meno stressate.
L’attenzione si è concentrata su particolari frammenti di RNA chiamati tRFs (frammenti di RNA da tRNA), che regolano l’espressione genica in maniera simile ai microRNA. Le analisi hanno rivelato modifiche sorprendenti: lo stress materno non influenzava solo singoli tRFs, ma intere famiglie di frammenti, specialmente quelli di origine mitocondriale. Le modifiche risultano sessualmente specifiche: le neonate femmine presentano i cambiamenti più marcati, con un quasi completo abbattimento di alcune famiglie di tRF mitocondriali, ribattezzati dai ricercatori “CholinotRFs” per la loro funzione nel regolare l’acetilcolina, un neurotrasmettitore cruciale per la funzione cerebrale e l’immunità. Lo studio ha inoltre rilevato livelli significativamente più alti dell’enzima acetilcolinesterasi (AChE) nei neonati maschi di madri stressate, segno di un potenziale squilibrio precoce nel sistema di risposta allo stress.
Utilizzando algoritmi di machine learning, il team ha potuto classificare le neonate esposte allo stress prenatale con un’accuratezza del 95%, basandosi sui loro profili di CholinotRF. Un risultato che apre la strada a strumenti diagnostici innovativi e, in prospettiva, a interventi personalizzati già nelle prime fasi di vita. “Abbiamo dimostrato che lo stress materno può modellare il modo in cui il corpo del bambino gestirà lo stress, ancora prima che il neonato prenda il primo respiro,” ha dichiarato la prof.ssa Soreq. “Questa ricerca offre uno sguardo potente sull’impatto biologico dell’ambiente materno sulla prossima generazione,” ha aggiunto Treidel. “Sottolinea l’importanza di prendersi cura della salute mentale in gravidanza: non solo per la madre, ma anche per la salute a lungo termine del bambino”.