Ricoveri ospedalieri in ripresa nel 2022, ma rimane il gap pre-pandemia. Torna a crescere la mobilità sanitaria regionale. Il rapporto Sdo
21 giugno - Realizzate in totale 7.358.727 dimissioni: +4,8% rispetto al 2021, -10,2% rispetto al 2019. Aumentano i volumi delle giornate di degenza e gli accessi: + 3% ma rimane un gap del -9,2% rispetto al 2019. diminuisce lievemente la degenza media dei ricoveri per acuti in regime ordinario: dai 7,4 del 2021 passa a 7,2 giorni. IL RAPPORTO
Una macchina che si è rimessa in moto dopo la pandemia anche se non ancora a regime rispetto ai ritmi del 2019. È questa la sintesi dell’attività di ricovero e cura degli ospedali italiani, pubblici e privati nel 2022.
Le dimissioni nei reparti per acuti, di riabilitazione e lungodegenza, in tutti i regimi di ricovero (ordinario e day hospital ) sono cresciute del 4,8% rispetto all’anno precedente, ma sono ancora lontane dai livelli raggiunti prima della pandemia (-10,2% rispetto al 2019).
Anche i volumi delle giornate e gli accessi sono di conseguenza aumentati del 3%, ma rimane un gap del -9,2% rispetto al 2019. La degenza media dei ricoveri per acuti in regime ordinario diminuisce lievemente: i pazienti nel 2022 hanno trascorso in ospedale 7,2 giorni rispetto ai 7,4 del 2021; anche la degenza media per riabilitazione in regime ordinario è scesa a 26,3 giorni rispetto ai 27 giorni del 2021. Più sensibile il calo della degenza media dei reparti di lungodegenza, che passa da 26,1 giorni nel 2021 a 24,5 nel 2022.
Ma il 2022, con l’uscita dall’emergenza Covid, segna anche una ripresa della mobilità tra le Regioni finalizzata al ricovero ospedaliero: i tasso di ospedalizzazione per acuti in regime ordinario per pazienti residenti in Regioni diverse da quella della struttura di ricovero sale a 7,13 per 1.000 abitanti, a fronte del 6,5 per 1.000 abitanti del 2021.
Quanto è costato tutto questo al Ssn? A conti fatti nel 2022 la spesa si è attestata a 27 miliardi di euro, in aumento del 2,6% rispetto ai 26,3 miliardi di euro del 2021.
Questa la fotografia dell’attività di ricovero e cura degli ospedali italiani, pubblici e privati scattata dal Rapporto ‘Scheda di dimissione ospedaliera – Sdo’ 2022 del Ministero della Salute. Un Rapporto che diventa sempre più “puntuale”: la banca dati Sdo conquista infatti un elevato livello di completezza della rilevazione, pari al 99,4% per gli Istituti pubblici, al 99,8% per gli Istituti privati accreditati e al 91,7% per gli Istituti privati non accreditati, con una copertura complessiva del 99,2%. Nel 2022 sono pervenute complessivamente 7.646.540 schede, 327.666 in più rispetto al 2021, con un incremento del 4,5% (sono comprese quelle relative ai neonati sani in reparto ‘Nido’ e quelle inviate da Istituti non censiti nell’anagrafica nazionale)
Vediamo alcuni dati in sintesi
Attività di ricovero. Nel 2022 il numero complessivo di dimissioni nei reparti per acuti, di riabilitazione e lungodegenza (escludendo gli Istituti non censiti nell’anagrafica e le dimissioni dei neonati sani) passa da 7.019.750 a 7.358.727 unità, con un incremento di circa il 4,8% rispetto al 2021 (e un decremento del 10,2% rispetto al 2019, anno pre-pandemico). Il volume di giornate e accessi diurni passa da 50.889.870 a 52.428.952, con un aumento di circa il 3% rispetto al 2021 (e un decremento del 9,2% rispetto al 2019).
Entrando nel dettaglio, il numero di dimissioni per acuti in regime ordinario è stato pari a 5.413.992 unità (+3,9% sul 2021, ma -9,9 rispetto al 2029), con un incremento dell’1,6%, del volume di giornate di ricovero che arriva a 39.200.563. Le dimissioni per acuti in regime diurno (1.588.792) aumentano del 7,2% (-9,1 rispetto al 2019), con un +8,3% dei corrispondenti accessi, pari a 4.220.112.
Cresce del 10% rispetto all’anno precedente il numero di dimissioni per riabilitazione in regime ordinario (262.689 unità) e il corrispondente volume di giornate di degenza (6.912.585) che registra un +7,2%; in regime diurno, la riabilitazione incrementa il numero di dimissioni del 7,1%, (arrivando a 24.177 unità) e aumenta anche il corrispondente volume di accessi dell’8,8% (403.014 unità). Più contenuta la crescita dell’attività di lungodegenza: + 3,3% rispetto al 2021 (69.077 dimissioni) con un gap di ben -30% rispetto al 2019, mentre il corrispondente volume di giornate erogate aumenta del 5,2% rispetto al 2021, raggiungendo 1.692.678 unità (-29,6% rispetto 2019)
La degenza media. Nei reparti per acuti il rapporto tra giornate erogate in regime diurno (DH) e in regime ordinario (RO) è pari a 0,11 (0,09 nel 2021). La degenza media per acuti in regime ordinario è di 7,2 giorni (in lieve diminuzione rispetto al 2021, quando il valore si era attestato a 7,4); la degenza media per riabilitazione in regime ordinario diminuisce, passando da 27 giorni nel 2021 a 26,3 giorni nel 2022; in calo anche quella media per lungodegenza, che passa da 26,1 giorni nel 2021 a 24,5 nel 2022.
La complessità dei ricoveri acuti in regime ordinario resta sostanzialmente stabile: il peso medio passa da 1,33 a 1,31. Stabile anche il numero medio di diagnosi compilate per scheda (2,6) e il numero medio di procedure, che passa da 3,4 a 3,3.
L’attività per acuti in regime ordinario è nettamente prevalente in ogni fascia d’età, seguita dall’attività per acuti in regime diurno.
Rispetto al 2021, nel 2022 il tasso di ospedalizzazione in Italia, standardizzato per età e sesso, registra un incremento in tutte le sue componenti (acuti, riabilitazione, lungodegenza), passando i da 107,8 dimissioni per mille abitanti nel 2021 a 112,8.
In particolare, il tasso di ospedalizzazione per acuti passa dalle 103,3 dimissioni per 1.000 abitanti a 107,9, con 82,2 dimissioni in regime ordinario e 25,8 in regime diurno (nell’anno 2021 i valori erano, rispettivamente, pari a 79,3 e 24,1 dimissioni per mille abitanti).
Il tasso di ospedalizzazione in regime ordinario fuori Regione si attesta a 7,1 per 1.000 abitanti, mentre è pari a 2,6 in regime diurno (in aumento rispetto al 2021 quando erano, rispettivamente, pari a 6,5 e 2,5).
I valori più elevati di tasso di ospedalizzazione fuori Regione in regime ordinario si osservano in Molise (27), Basilicata (23,8), Valle d’Aosta (18,4) e Calabria (16,8), mentre i valori più bassi si registrano in Lombardia (4,1), P.A. Bolzano (4,7), Sardegna (5,1) ed Emilia Romagna (5,3). Per quanto riguarda il regime diurno, i tassi di ospedalizzazione per acuti fuori Regione più elevati si osservano ancora in Molise (10,7 per 1.000 abitanti) e Basilicata (7,8), seguite da Abruzzo (7,0), Calabria (6,2) e Umbria (6,1), mentre i valori più bassi si rilevano in Lombardia (1,1), P.A. Bolzano (1,5), Lazio (1,8) e Sicilia (1,9).
Attività ospedaliera per i DRG a rischio di inappropriatezza erogati in regime di ricovero ordinario.
Il Rapporto entra nel merito del rischio di inappropriatezza, quindi ricoveri effettuati in regime ordinario anziché in regime diurno o anche ambulatoriale, per poter essere più efficientemente erogate, con minor aggravio di risorse per il Ssn ed un miglioramento dell’appropriatezza organizzativa e nell’uso delle risorse ospedaliere.
Nel 2022, su un totale di 1.628.805 ricoveri, il 59,4% è stato erogato in regime diurno (967.426 dimissioni, +6,6% rispetto al 2021) e il 40,6% in regime ordinario (661.379 dimissioni, + 7,2% rispetto al 2021, di cui 268.639 con durata di 1 giorno (+11,1% rispetto al 2021).
Il rapporto fotografa poi il trend del tasso di ospedalizzazione dal 2013 al 2022: l’andamento di lento e costante decremento delle inappropriatezze registrato fino al 2019 - risultato di scelte organizzative mirate a ridurle indirizzandole verso setting alternativi al ricovero ospedaliero - registra un brusco crollo nel 2020, raggiungendo il valore più basso mai rilevato dal flusso Sdo (99,0 ricoveri per mille abitanti), e una inversione di tendenza nel 2021 (108,2 per 1.000), con un incremento graduale che continua nel 2022 (112,8 per 1.000).
In particolare, il tasso di ospedalizzazione per acuti in regime ordinario passa da 103,7 per 1.000 abitanti nel 2013 a 90,1 nel 2019, con un minimo di 74,4 nel 2020, per poi portarsi a 79,3 nel 2021 e a 82,2 nel 2022. Il tasso di ospedalizzazione per acuti in regime diurno passa da 38,2 nel 2013 a 27,8 nel 2019, con un minimo di 20,2 nel 2020 e un successivo incremento fino a 24,1 nel 2021 e 25,7 nel 2022.
La mobilità interregionale nel periodo 2013-2022 (l’attività per acuti, riabilitazione e lungodegenza in regime ordinario e diurno) mostra dopo la flessione generalizzata della mobilità rilevata nel 2020 per effetto della pandemia e i primi segnali di ripresa osservati nel 2021, nel 2022 aumenta la percentuale dei ricoveri in mobilità per ciascun tipo di attività e regime di ricovero (tranne acuti day hospital), tendendo ai valori del periodo precedente al Covid-19 e in alcuni casi superandoli.
I dati del 2022 registrano comunque una sostanziale stabilità rispetto al 2021 per gli indicatori di appropriatezza organizzativa, con una percentuale di dimissioni da reparti chirurgici con DRG medico del 24,01% (era 24,73% nel 2021), una percentuale di ricoveri diurni di tipo diagnostico del 34,37% (36,69% nel 2021), una percentuale di ricoveri brevi del 8,86% per i ricoveri 0-1 giorno (8,41% nel 2021) e del 24,07% per i ricoveri 2-3 giorni (23,42% nel 2021). La percentuale di ricoveri con degenza oltre soglia con DRG medico in pazienti con età di 65 anni e oltre si attesta a 6,05% (5,37% nel 2021).
Per quanto riguarda i tassi di ospedalizzazione per alcune condizioni cliniche - quali ad esempio il diabete non controllato e con complicanze, l’insufficienza cardiaca, l’asma nell’adulto, le malattie polmonari croniche ostruttive, l’influenza nell’anziano e le patologie correlate all’alcol - nel 2022 si nota, con poche eccezioni, un’ulteriore ripresa del tasso di ospedalizzazione (dimissioni per 100.000 abitanti), già registrata nel 2021 rispetto all’anno precedente, senza però ancora raggiungere i livelli del 2019. Di seguito i tassi riscontrati: - diabete non controllato: 6,82 dimissioni per 100.000 abitanti (6,79 nel 2021 e 10,22 nel 2019); - asma nell’adulto: 3,25 (2,47 nel 2021 e 5,04 nel 2019); - insufficienza cardiaca nella fascia di età uguale o superiore ai 18 anni: 241,77 (236,44 nel 2021 e 301,12 nel 2019); - insufficienza cardiaca nella fascia di età uguale o superiore a 65 anni: 756,91 (743,31 nel 2021 e 994,67 nel 2019); - influenza nell’anziano: 5,27 (0,46 nel 2021 e 12,40 nel 2019); - patologie correlate all’alcol: 19,80 (21,90 nel 2021 e 24,36 nel 2019); - malattie polmonari croniche ostruttive: 30,95 (25,11 nel 2021 e 48,74 nel 2019); - amputazione dell’arto inferiore in pazienti diabetici: 13,09 (12,61 nel 2021 e 13,56 nel 2019); - diabete con complicanze: 21,22 (21,02 nel 2021 e 27,45 nel 2019).Nel 2022 la percentuale di riammissioni non programmate (avvenute entro 30 giorni dal precedente episodio di ricovero) per schizofrenia e disturbo bipolare è, rispettivamente, pari a 12,49% e 7,98% (12,58% e 7,69% nel 2021, 14,55% e 8,79% nel 2019).
Indicatori economici
In particolare, per gli uomini la remunerazione è di circa 394,7 milioni di euro dai 0 anni (383,5 nel 2021) e di circa 368,9 milioni di euro all’età 90 anni e oltre (383,5 nel 2021); per le donne il valore è di circa 316,4 milioni di euro dai 0 anni (309,9 nel 2021) e circa 691,6 milioni di euro per la classe 90 anni e oltre (645,7 nel 2021). Il trend della remunerazione delle prestazioni di ricovero ospedaliero a carico del Ssn dal 2013 al 2022 (sono stati considerati i ricoveri in Istituti pubblici e privati accreditati, esclusi i solventi), è determinato prevalentemente dalla componente acuti in regime ordinario e in regime diurno e riabilitazione in regime ordinario, passa da 29,1 miliardi di euro nel 2013 a 27 miliardi di euro nel 2022 (26,3 miliardi di euro nel 2021, 24,2 nel 2020 e 28,4 nel 2019).
In particolare, nel 2022 la remunerazione complessiva si attesta a circa 25 miliardi di euro per l’attività per acuti (di cui circa 22,9 in regime ordinario e 2,1 in regime diurno), circa 1,7 miliardi di euro per l’attività di riabilitazione (di cui circa 1,6 miliardi di euro in regime ordinario e 79 milioni di euro in regime diurno), e circa 250,5 milioni di euro per l’attività di lungodegenza, per un totale di circa 27 miliardi di euro (in aumento del 2,6% rispetto al 2021, quando la remunerazione teorica si era fermata a 26,3 miliardi di euro nel 2021, ma inferiore ai 28,4 miliardi del 2019).