Screening tumore seno. Schillaci: “Per rafforzare prevenzione autorizzati 200.000 euro per 2025 e 800.000 per 2026. Regioni attivino sistemi più efficaci e moderni per accesso”
4 aprile - “Nell’ambito delle iniziative deputate alla prevenzione dei tumori, come ricordato, il piano nazionale della prevenzione 2020-2025, in linea con il piano europeo di lotta contro il cancro, investe nella promozione della salute per modificare i comportamenti a rischio correlati all’insorgenza di neoplasie, nonché al miglioramento dell’adesione ai programmi organizzati di screening delle neoplasie stesse”.
“A riprova della particolare attenzione che il Governo e il mio Ministero rivolgono alla problematica in questione, desidero sottolineare che con il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2025, n. 15, all’articolo 4, per rafforzare le misure di prevenzione per il tumore al seno, si è autorizzata la spesa di 200.000 euro per l’anno 2025 e di 800.000 euro per l’anno 2026, per avviare i progetti di rafforzamento dell’adesione e dell’estensione con campagne mirate degli screening per le donne delle fasce d’età quarantacinque-cinquanta anni e settanta-settantaquattro. Ciò per poter potenziare le campagne di prevenzione e quindi garantire l’uniformità dell’accesso agli screening in tutto il territorio nazionale”.
Lo ha ricordato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo a un’interrogazione presentata da Elisa Pirro (M5S) al question time al Senato, sull’ampliamento della fascia di età, dai 45 ai 74 anni per lo screening del tumore della mammella
Di seguito la risposta integrale del ministro:
Faccio presente che in Italia è ampiamente riconosciuta la fondamentale importanza sotto l’aspetto della prevenzione sanitaria dei programmi di screening oncologico che vengono offerti gratuitamente alle persone appartenenti alle fasce di età considerate a maggior rischio, nel rispetto del DPCM del 12 gennaio 2017.
Come evidenziato dagli interroganti, i dati più recenti confermano che il tumore della mammella è la neoplasia più frequente nelle donne. Attualmente in Italia lo screening è offerto ogni due anni alle donne di età compresa tra i cinquanta e i sessantanove anni. Negli ultimi decenni però si è registrato un costante aumento di frequenza di diagnosi, accompagnata da una riduzione della mortalità. Questo è possibile grazie alla sempre più ampia diffusione della diagnosi precoce con lo screening mammografico. Abbiamo ottenuto sopravvivenze a cinque anni molto elevate.
Nell’ambito delle iniziative deputate alla prevenzione dei tumori, come ricordato, il piano nazionale della prevenzione 2020-2025, in linea con il piano europeo di lotta contro il cancro, investe nella promozione della salute per modificare i comportamenti a rischio correlati all’insorgenza di neoplasie, nonché al miglioramento dell’adesione ai programmi organizzati di screening delle neoplasie stesse. Ricordo in Italia il carcinoma mammario, il cancro della cervice uterina e il tumore del colon retto.
Tutte le Regioni e le Province autonome hanno previsto un programma libero sugli screening oncologici per aumentare i livelli di copertura e le adesioni e per sviluppare e rafforzare interventi di formazione e di aggiornamento dei diversi operatori coinvolti.
Il piano oncologico nazionale, documento di pianificazione e indirizzo per la prevenzione e il contrasto del cancro 2023-2027, inoltre, prevede tra i suoi obiettivi il miglioramento dell’offerta nei programmi di screening oncologico, inclusa l’estensione dell’offerta per lo screening mammografico alle fasce di età 45-49 e 70-74.
Proprio al fine di potenziare le strategie e le azioni definite nel Piano oncologico nazionale, il decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito con modificazioni dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14, ha previsto l’istituzione di un fondo con una dotazione di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027.
Con decreto del Ministro della salute dell’8 novembre 2023 sono stati definiti i criteri e le modalità di riparto del fondo tra le Regioni e le Province autonome. A riprova della particolare attenzione che il Governo e il mio Ministero rivolgono alla problematica in questione, desidero sottolineare che con il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2025, n. 15, all’articolo 4, per rafforzare le misure di prevenzione per il tumore al seno, si è autorizzata la spesa di 200.000 euro per l’anno 2025 e di 800.000 euro per l’anno 2026, per avviare i progetti di rafforzamento dell’adesione e dell’estensione con campagne mirate degli screening per le donne delle fasce d’età quarantacinque-cinquanta anni e settanta-settantaquattro. Ciò per poter potenziare le campagne di prevenzione e quindi garantire l’uniformità dell’accesso agli screening in tutto il territorio nazionale.
Concludo concordando sulla necessità di invitare le Regioni affinché attivino sistemi più efficaci e moderni accessibili a tutti. Penso, come esempio, ad una messaggistica istantanea per invogliare le donne a sottoporsi alle campagne di screening, nonché di porre in essere ogni azione utile nei confronti delle stesse Regioni nelle ipotesi in cui si riscontri una minore adesione alle campagne summenzionate.
La replica di Pirro:
Signor Ministro, abbiamo ascoltato tanti bei propositi, senza però vedere nulla di concreto; 200.000 euro e 800.000 euro sono una goccia nel mare. Fatti rapidamente i conti per quelle che sono le donne nella fascia di età più giovane, neanche per tutti e due gli allargamenti, rileviamo che ci vogliono più di 300 milioni per fare lo screening a tutte. Stiamo parlando allora veramente di cifre irrisorie.
Apprezzeremmo e avremmo apprezzato la buona volontà e non saremmo qui oggi a interrogarla se per esempio ci fosse stato un riscontro positivo all’emendamento che giace sul disegno di legge sulle prestazioni sanitarie e che invece ha ricevuto un sonoro parere contrario ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione dal Ministero dell’economia e delle finanze. Tale emendamento prevedeva 6 milioni di euro, che erano anche pochi, ma erano certo meglio dei 200.000 e 800.000 di cui ci ha parlato lei quest’oggi. Mi riferisco a quegli emendamenti che sono stati approvati in Commissione sanità ma che sono stati poi respinti dal Ministero dell’economia e delle finanze. Solo grazie alle nostre proteste e al sollevamento dell’opinione pubblica il Ministero dell’economia e delle finanze sta facendo un ulteriore accertamento per reperire quei fondi. Mi sembra quindi che si stia facendo troppo poco e che quel poco lo fate quando c’è una sollevazione popolare.
Signor Ministro, so che lei crede veramente in quello che ci ha detto. Noi vogliamo essere al suo fianco in questa battaglia, ma faccia sentire più forte la sua voce e ci troverà al suo fianco in questa battaglia. Se lei però resta silente, noi non possiamo difenderla e dovremo attaccarla.