Rapporto Cedap 2023. Il 90,1% delle donne partorisce nelle strutture pubbliche ed equiparate. Cesareo per il 30,3% dei parti
7 febbraio - Il 61,7% si svolge in strutture con almeno mille parti l’anno. Costante la fecondità, il numero medio di figli per donna è di 1,20 (1,42 del 2012). Si fanno più figlia al Nord, nelle PA di Trento e Bolzano e nel Mezzogiorno, in Campania e Sicilia. Sardegna e Molise le regioni in assoluto meno prolifiche. L’età media delle mamme italiane è di 33,2 anni di 31,2 anni quella delle cittadine straniere. È quanto emerge dal rapporto annuale sull’evento nascita del Ministero della Salute. IL RAPPORTO
Non cede il passo l’inverno demografico e anche nel 2023 prosegue inesorabile il calo delle nascite, in tutte le aree del Paese. Una stagione che non abbraccia più solo le donne italiane, anche tra le cittadine straniere che fin ora avevano compensato lo squilibrio strutturale, il tasso di fecondità diminuisce. Le donne prediligono sempre di più gli Istituti di cura pubblici ed equiparati dove avvengono il 90,1% dei parti e il 61,7% si svolge in strutture con almeno1.000 parti annui. Appena il 9,8% viene effettuato nelle case di cura e solo lo 0,13% in altre struttura di assistenza o in casa.
L’età media delle mamme italiane è di 33,2 anni mentre scende a 31,2 anni per le cittadine straniere. Il tasso di natalità varia da 4,6 nati per mille donne in età fertile in Sardegna a 7,9 nella Provincia Autonoma di Trento rispetto ad una media nazionale del 6,4. Le Regioni del Centro presentano tutte valori inferiori alla media nazionale. In quelle del Sud, Campania, Calabria e Sicilia sono invece le regioni con valori superiori alla media nazionale.
Nel 2023 il numero medio di figli per donna è di 1,20 (rispetto a 1,42 del 2012). Si fanno più figlia al Nord nelle Province Autonome di Trento e Bolzano e nel Mezzogiorno in Campania e Sicilia. Sardegna e Molise sono invece le regioni in assoluto meno prolifiche.
Questa la fotografia scattata dal Rapporto sull’evento nascita in Italia, realizzato dall’Ufficio di Statistica del Ministero. Nel Rapporto sono presentate le analisi dei dati rilevati dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP) dell’anno 2023.
Dove partoriscono le donne in Italia Il 90,1% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 9,8% nelle case di cura e solo lo 0,13% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, etc.). Naturalmente nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche, le percentuali sono sostanzialmente diverse. Il 61,7% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui, e sono 134 strutture il 34,4% dei punti nascita totali. L’8% dei parti avviene invece in strutture con meno di 500 parti annui.
L’età media della madre è di 33,2 anni per le italiane mentre scende a 31,2 anni per le cittadine straniere. I valori mediani sono invece di 33,8 anni per le italiane e 31,6 anni per le straniere. L’età media al primo figlio è per le donne italiane, quasi in tutte le Regioni, superiore a 31 anni, con lievi variazioni regionali. Le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 29,2 anni.
Le caratteristiche delle madri: cittadinanza, grado di istruzione e professione Circa il 20,1% dei parti è relativo a cittadine straniere, e si concentrano soprattutto al Centro-Nord (più del 21% dei parti avviene da madri non italiane): in Emilia Romagna, Liguria e Marche oltre il 30% delle nascite è riferito a madri straniere. Le donne straniere provengono in particolare dall’Africa (29,6%) e dell’Unione Europea (17,9%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana sono rispettivamente il 21,0% e l’8,3% delle madri straniere. Delle donne che hanno partorito nell’anno 2023 il 42,4% ha una scolarità medio alta, il 22,0% medio bassa ed il 35,6% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (41,2%).
Delle donne che hanno partorito nel 2023 il 42,4% ha una scolarità medio alta, il 22,0% medio bassa ed il 35,6% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (41,2%).
Il 60,1% delle madri lavora, il 23,7% sono casalinghe e il 14,2% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2023 è per il 50,1% quella di casalinga a fronte del 67,9% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa.
Visite e tecniche diagnostiche Nel 92,9% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 76,7% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre il primo trimestre di gravidanza è dell’1,8%, una percentuale sale al 10,6% tra le donne straniere. Anche la giovane età della donna, in particolare nelle madri al di sotto dei 20 anni, risulta associata ad un maggior rischio di controlli assenti (2,6%) o tardivi (1° visita effettuata oltre l’undicesima settimana di gestazione nel 12,7% dei casi). Nell’ambito delle tecniche diagnostiche prenatali invasive sono state effettuate in media 2 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato nel 5,17% dei casi con un trend decrescente nell’ultimo triennio.
Il parto La donna ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 94,84% dei casi il padre del bambino, nel 4,26% un familiare e nello 0,90% un’altra persona di fiducia. La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un’altra risulta essere influenzata dall’area geografica.
Si conferma il ricorso eccessivo al parto per via chirurgica. In media, nel 2023 il 30,3% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. I dati denotano comunque una tendenza alla diminuzione in linea con le indicazioni delle “Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”.
I neonati Lo 0,9% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi e il 6,1% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 98,5% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10. Sono stati rilevati 919 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, pari a 2,40 nati morti ogni 1.000 nati, e registrati 4.507 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita.
Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita Nel 2023 sono state 15.085 le gravidanze in cui è stata effettuata una tecnica di procreazione medicalmente assistita (Pma), in media 3,9 per ogni 100. L’anno precedente erano state 14.364, quindi 3,7 su 100, in aumento di circa il 5% anno su anno.
La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (Fivet), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (Icsi). A livello nazionale circa il 2,4% dei parti con procreazione medicalmente assistita ha utilizzato trattamento farmacologico. La fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni in utero riguarda il 47,7% dei casi mentre la fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma riguarda il 35,4% dei casi e il 5,5% il trasferimento dei gameti maschili in cavità uterina.
L’utilizzo delle varie metodiche è molto variabile dal punto di vista territoriale. Nelle gravidanze con Pma il ricorso al taglio cesareo nel 2023 si è verificato nel 50,4% di casi. La percentuale di parti plurimi in gravidanze medicalmente assistite (6,9%) è sensibilmente superiore a quella registrata nel totale delle gravidanze (1,5%). Si osserva una maggiore frequenza di parti con procreazione medicalmente assistita tra le donne con scolarità medio alta (5,8%) e tra le donne con età superiore ai 35 anni. La percentuale di parti con Pma aumenta al crescere dell’età, in particolare è pari al 19,2% per le madri con età maggiore di 40 anni.