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Oltre 200 mln di donne nel mondo non hanno ancora accesso ai contraccettivi e gli aborti non sicuri causano circa 39.000 morti evitabili ogni anno. Da Ocse le indicazioni per invertire la rotta

28 febbraio - L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in un documento politico analizza come le norme sociali e i quadri giuridici possano limitare o migliorare l’accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi in tutto il mondo. Evidenzia inoltre la necessità di misure innovative e complete per comprendere le esigenze delle persone e migliorare efficacemente i loro diritti e l’accesso a servizi di qualità. IL DOCUMENTO

Negli ultimi decenni, la salute e i diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) hanno fatto progressi significativi, ma le sfide rimangono enormi. Secondo i dati più recenti, la mortalità materna è diminuita, passando da 339 decessi ogni 100.000 nati vivi nel 2000 a 223 nel 2020. L’uso di contraccettivi è quasi raddoppiato dal 1990 al 2020. Tuttavia, oltre 200 milioni di donne nel mondo non hanno ancora accesso ai contraccettivi, e gli aborti non sicuri causano circa 39.000 morti evitabili ogni anno. Questi numeri evidenziano l’urgenza di un’azione globale per garantire il pieno riconoscimento e l’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi. Così l’Ocse in un documento politico analizza come le norme sociali e i quadri giuridici possano limitare o migliorare l’accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi in tutto il mondo.

Le barriere strutturali e le disuguaglianze nell’accesso ai servizi

Uno dei principali ostacoli all’SRHR è la carenza di infrastrutture sanitarie adeguate, soprattutto nelle aree rurali e marginalizzate. Le donne che vivono in queste regioni affrontano difficoltà dovute alla mancanza di operatori sanitari qualificati, forniture essenziali e servizi accessibili. Pandemia, conflitti e shock climatici hanno ulteriormente aggravato questa situazione, interrompendo la fornitura di servizi essenziali. Durante la pandemia di COVID-19, ad esempio, le interruzioni nei servizi di pianificazione familiare hanno portato a circa 1,4 milioni di gravidanze indesiderate a livello globale, dimostrando la fragilità dei progressi ottenuti.

Barriere legali e sociali: il peso delle restrizioni normative

Molti paesi impongono restrizioni severe ai diritti riproduttivi delle donne, richiedendo il consenso del coniuge o dei genitori per l’uso di contraccettivi o per l’accesso all’aborto. In alcuni casi, l’aborto è completamente vietato, costringendo le donne a sottoporsi a procedure non sicure. Inoltre, le leggi che impediscono alle adolescenti in gravidanza di frequentare la scuola contribuiscono a perpetuare le disuguaglianze di genere, limitando le opportunità educative e lavorative per le giovani madri. Anche laddove esistono leggi progressiste, la loro debole applicazione ne riduce l’efficacia.

L’influenza delle norme culturali e il ruolo della società

Oltre alle barriere legali, le norme culturali e sociali continuano a ostacolare l’SRHR. Le strutture patriarcali limitano l’autonomia decisionale delle donne, mentre pregiudizi e stigma nei confronti della contraccezione e dell’aborto scoraggiano molte dall’accedere ai servizi sanitari. La violenza di genere, tra cui la coercizione sessuale e la violenza domestica, rappresenta un ulteriore ostacolo all’accesso ai servizi SRHR.

Per affrontare queste sfide, è essenziale un cambiamento culturale che coinvolga anche gli uomini e i ragazzi. Programmi educativi nelle scuole e campagne di sensibilizzazione possono contribuire a scardinare stereotipi dannosi e promuovere un approccio equo e inclusivo ai diritti riproduttivi.

Cosa fare: raccomandazioni per il futuro

Alla luce di queste problematiche, esperti e organizzazioni internazionali hanno individuato una serie di raccomandazioni chiave per accelerare i progressi nell’SRHR:

  • Rafforzare i sistemi sanitari, ampliando l’infrastruttura nelle aree meno servite e introducendo soluzioni innovative come la telemedicina.
  • Riformare i quadri normativi, eliminando le leggi discriminatorie e garantendo un accesso sicuro e legale ai servizi di aborto e contraccezione.
  • Promuovere il cambiamento sociale, coinvolgendo attivamente uomini e ragazzi e riducendo lo stigma legato ai diritti sessuali e riproduttivi.
  • Migliorare la raccolta dati, adottando indicatori più completi e disaggregati per comprendere meglio le disuguaglianze e intervenire in modo efficace.

Un impegno collettivo per il futuro

Affrontare le barriere che limitano l’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi è essenziale per garantire un futuro più equo e sostenibile. Solo attraverso un’azione congiunta tra governi, società civile e comunità locali sarà possibile costruire un mondo in cui ogni donna possa esercitare pienamente il proprio diritto alla salute e all’autodeterminazione.

 

 

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