Più trasparenza, sicurezza e diritti nel momento della nascita. Ecco il nuovo CeDAP che rivoluziona il monitoraggio del parto
18 aprile - Approvato in Conferenza Stato Regioni il nuovo Certificato di Assistenza al Parto. Un aggiornamento che arriva dopo oltre vent’anni e che si colloca al crocevia tra innovazione tecnologica, esigenza epidemiologica e tutela dei diritti fondamentali. Tra le innovazioni più rilevanti, la tutela piena del diritto delle donne al parto in anonimato con codifiche dedicate che oscurano l’identità della madre. IL DOCUMENTO
Un passo fondamentale per una sanità più moderna, inclusiva e rispettosa della privacy delle donne. Un giro di boa che arriva dopo oltre vent’anni dal precedente decreto del 2001 e che si colloca al crocevia tra innovazione tecnologica, esigenza epidemiologica e tutela dei diritti fondamentali.
È il nuovo Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP) che ridisegna le modalità con cui vengono raccolti, gestiti e trasmessi i dati relativi agli eventi nascita in Italia. Il documento ha ricevuto il parere positivo della Conferenza Stato Regioni del 17 aprile.
Un cambio di paradigma che nasce dalla necessità di procedere ad una revisione sistematica dell’attuale sistema di funzionamento del certificato di assistenza al parto, alla luce delle nuove evidenze scientifiche, delle attuali esigenze di rilevazione dei dati su nascita, nati-mortalità e nati affetti da patologie congenite, nonché del progresso tecnologico. Il tutto nel rispetto della normativa a tutela della riservatezza e della protezione dei dati personali.
Dal 2026 obbligo nazionale, dal 2027 leva per i finanziamenti regionali Il nuovo sistema entrerà pienamente in vigore nel 2026 e dal 2027 diventerà un requisito per accedere al finanziamento integrativo statale da parte delle Regioni. Sarà quindi uno snodo cruciale non solo per la qualità dei servizi, ma anche per la sostenibilità economica dei sistemi sanitari regionali.
Non più soltanto un modulo, quindi, ma un sistema informativo avanzato che raccoglie in forma digitale tutti i dati clinici, epidemiologici e socio-demografici relativi al parto, alla madre, al neonato, ma anche ai casi di nati morti e di patologie congenite. L’obiettivo? Disporre di informazioni dettagliate e tempestive per migliorare la programmazione sanitaria e il monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza permettendo un’analisi dettagliata del parto e dei suoi esiti.
L’ambito di applicazione si estende ai parti con età gestazionale pari o superiore a 22 settimane (o inferiore, in caso di vitalità), includendo anche i casi di nati morti e malformazioni congenite. Il nuovo impianto si innesta all’interno del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), garantendo interconnessione tra i diversi attori del sistema (Regioni, Ministero, Istat) e favorendo l’utilizzo dei dati a fini statistici, scientifici e di pianificazione delle politiche pubbliche
Dati più ricchi, accesso più sicuro. Parto in anonimato: il diritto alla riservatezza al centro. La novità più rilevante è sul piano digitale: il CeDAP si appoggia a un’infrastruttura integrata, che utilizza canali crittografati, accessi autenticati a più fattori, interoperabilità tramite SPC e una piena tracciabilità delle operazioni. Tra le innovazioni la tutela piena del diritto delle donne al parto in anonimato con codifiche dedicate che oscurano l’identità della madre.
Sono inserite anche funzioni specifiche per il tracciamento degli screening prenatali, l’assistenza ostetrica in autonomia, l’uso di tecniche di PMA, il ricorso al parto cesareo, ma anche la rilevazione di variabili come manovra di Kristeller, episiotomia e lacerazioni gravi.
Il Ministero della Salute sarà titolare del trattamento e gestore del sistema, mentre Regioni, Province Autonome, Asl e strutture sanitarie avranno l’onere della raccolta e della trasmissione dei dati, con tempistiche codificate (entro 10 giorni dalla nascita, trasmissione trimestrale e semestrale).
Dalla gravidanza al neonato: tutte le informazioni “catturate” Il nuovo CeDAP prevede una struttura articolata in sette sezioni, che coprono l’intero percorso nascita: dati del luogo del parto e socio-demografici dei genitori; anamnesi ostetrica e pre-concezionale; decorso della gravidanza; modalità e dinamiche del parto; caratteristiche del neonato; cause di nati-mortalità e infine eventuali malformazioni congenite.
Accessibilità e finalità pubbliche del dato Il sistema sarà accessibile - in forma aggregata o individuale a seconda del profilo autorizzato - a Regioni, Ministero e Istat. Le finalità sono chiaramente indicate nel documento: prevenzione, programmazione, statistica e monitoraggio epidemiologico. Tutti i dati personali saranno conservati per un massimo di 120 anni, come stabilito per le rilevazioni di interesse storico e sanitario pubblico.