Morti perinatali. Iss: “Serve un sistema di sorveglianza nazionale per incidere sui fattori di rischio”
15 novembre - Appello degli esperti Iss, che hanno già testato la validità e sostenibilità della sorveglianza con un progetto pilota realizzato in 3 Regioni (Lombardia, Toscana e Sicilia). La richiesta è di estendere la sorveglianza a livello nazionale, “per poter mettere in campo interventi volti a prevenire i decessi evitabili stimati pari al 15,7% dei casi presi in esame dal progetto pilota, con forti differenze per area geografica”.
La prematurità rimane una delle principali cause delle morti perinatali, ma una sorveglianza nazionale di questi decessi può aiutare a migliorare la qualità dell’assistenza e ridurre le morti prevenibili.
Questo l’appello contenuto in una nota e lanciato in occasione della Giornata mondiale della prematurità del 17 novembre dagli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, che hanno già testato la validità e sostenibilità della sorveglianza con un progetto pilota realizzato in 3 Regioni, i cui risultati sono stati riepilogati in un articolo che sarà pubblicato sulla rivista Italian Journal of Pediatrics.
Il progetto pilota SPItOSS, la sorveglianza della mortalità perinatale in 3 Regioni
La sorveglianza della mortalità perinatale (Italian Perinatal Surveillance System-SPItOSS), è stata avviata ufficialmente il primo luglio 2017: si trattava di un progetto pilota coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con tre regioni - Lombardia, Toscana e Sicilia - finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della Salute.
Il progetto prevedeva la segnalazione dei casi di morte perinatale e la raccolta di informazioni relative alle modalità assistenziali e alle caratteristiche organizzative dei presidi dove si verificavano i decessi. Durante il periodo di sorveglianza pilota di due anni, sono stati notificati 830 decessi perinatali nelle tre regioni partecipanti, di cui 94 sottoposti a indagini confidenziali a livello regionale e nazionale. “Il sistema ha permesso di approfondire i casi segnalati, consentendo di identificare criticità cliniche e organizzative suscettibili di miglioramento”, riferisce l’Iss.
“Dopo l’esperienza del progetto pilota – sottolinea Serena Donati, direttrice del Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità – la Lombardia, una delle regioni coinvolte, ha deciso di proseguire il sistema di sorveglianza delle morti perinatali. L’Emilia Romagna ha da tempo un sistema di sorveglianza a livello regionale mentre non disponiamo di dati delle altre Regioni. La richiesta è di dar seguito al progetto pilota estendendo la sorveglianza a livello nazionale, per poter mettere in campo interventi volti a prevenire i decessi evitabili stimati pari al 15,7% dei casi presi in esame dal progetto pilota, con forti differenze per area geografica”.
“A seguito della valutazione dell’efficacia e della sostenibilità del progetto pilota SPItOSS l’Istituto Superiore di Sanità ha ufficialmente raccomandato al Ministero della Salute di estendere la sorveglianza a livello nazionale, seguendo un modello simile al sistema di sorveglianza della mortalità materna coordinato dall’Iss”.