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Medicina di genere. Comitato nazionale di Bioetica: “Approccio da implementare nei corsi di laurea e nei piani Ecm. Necessario anche in ricerca”

13 dicembre - Per il Comitato “non si tratta di inserire un’ulteriore specializzazione” ma di “ripensare e riproporre le diverse specialità mediche, sia sul piano dell’offerta formativa sia della ricerca scientifica, nella prospettiva della Medicina di Genere”. E sulla sperimentazione clinica c’è chi, all’interno del Cnb, propone la strutturazione di protocolli paralleli e differenziati per sesso in tutte le sue fasi e chi raccomanda la rappresentatività dei due sessi con modalità da stabilire di volta in volta. IL DOCUMENTO

È importante “implementare l’approccio della Medicina di Genere nei vari corsi di laurea di medicina e delle professioni sanitarie, nonché nei piani formativi delle aziende sanitarie con requisiti per l’accreditamento nell’Educazione Continua in Medicina”, senza inserire un’ulteriore specializzazione, ma ripensando le diverse specialità mediche, “sia sul piano dell’offerta formativa sia della ricerca scientifica, nella prospettiva appunto della Medicina di Genere”.

È quanto sostiene il Comitato nazionale di Bioetica (CNB), nella risposta positiva (approvata dalla larga maggioranza del Comitato, con un solo voto contrario, motivato con una postilla) al quesito sul “Piano formativo nazionale per la medicina di genere” richiesto dal Ministero della Salute e del Ministero dell’Università e della Ricerca. Il Piano volto alla diffusione della Medicina di Genere nel SSN, previsto dall’art. 3 della legge n. 3/2018, si propone di garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale mediante divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie che nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura tengano conto delle differenze derivanti dal genere.

“La Medicina di Genere – osservano gli esperti del Cnb - è nata dall’osservazione secondo cui la medicina tradizionale ha spesso trascurato le differenze (biologiche e socioculturali) fra donne e uomini. Il fatto che non siano state tenute presenti le variabili biologiche legate al sesso per la prevenzione e per la cura delle malattie ha avuto importanti ricadute sulla salute della popolazione. Quanto detto si è anche tradotto storicamente e culturalmente in forme di discriminazione fra donne e uomini. La mancanza di attenzione a questa differenza emerge in modo evidente nel campo della ricerca, con le conseguenti carenze nello studio della manifestazione clinica delle diverse malattie e delle differenti risposte ai trattamenti farmacologici nelle donne e negli uomini. La Medicina di Genere riconosce quindi, insieme alle differenze biologiche, quelle culturali, ambientali e sociali, diventando così una risorsa importante al servizio dell’equità e della appropriatezza di cura per le donne e per gli uomini”.

Per il Cnb tale approccio “supera la visione tradizionale di un’uguaglianza che annulla la differenza fra maschile e femminile, garantendo che ad ogni persona vengano offerte opportunità di salute non solo migliori, ma anche personalizzate e differenti. L’attenzione alla differenza, propria della Medicina di Genere, non può fare a meno di un approccio multidisciplinare e interdisciplinare in cui possano convergere - in senso trasversale e longitudinale - tutte le specialità mediche. Questa attenzione alla specificità del paziente è d’altra parte al centro dell’attuale processo di umanizzazione e personalizzazione della medicina”.

In merito alla ricerca, in particolare, il Cnb auspica “attenzioni sempre di più la qualità e l’appropriatezza delle cure in modo da prevenire disparità e discriminazioni nei trattamenti” e ritiene necessaria “una sperimentazione preclinica differenziata per sesso”.

Per quanto riguarda la sperimentazione clinica, vi è - all’interno del Cnb - chi propone la strutturazione di protocolli paralleli e differenziati per sesso in tutte le sue fasi e chi raccomanda la rappresentatività dei due sessi nei protocolli di ricerca con modalità da stabilire di volta in volta a seconda della tipologia di farmaco e di patologia coinvolti.

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