Latte umano donato. In Italia 41 banche, ma il fabbisogno per i neonati più vulnerabili non è soddisfatto per distribuzione non omogenea
13 dicembre - A fotografare gli scenari il rapporto ‘Disponibilità del latte umano donato’ pubblicato sul sito del ministero della Salute curato dal Gruppo di Lavoro sul latte umano donato è composto da rappresentanti dell’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato del Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno e della Società Italiana di Neonatologia.
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In Italia, nonostante attualmente ci siano 41 Banche del Latte Umano Donato (Blud), il fabbisogno di Latte umano donato per i neonati più vulnerabili non è soddisfatto, perché le banche sono distribuite in modo disomogeneo e non organizzate in rete.
È quanto emerge dal nuovo rapporto ‘Disponibilità del latte umano donato’ pubblicato sul sito del ministero della Salute e prodotto dal Gruppo di Lavoro sul latte umano donato, composto da rappresentanti dell’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato (Aiblud), del Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno (Tas) e della Società Italiana di Neonatologia. Il documento contiene proposte per i policy makers, finalizzate a valorizzare il Lud e a ottenere una maggiore disponibilità , oltre a una più appropriata distribuzione sul territorio nazionale
Si evidenzia infatti come, nell’ambito dell’assistenza ai neonati ad alto rischio, e in particolare ai pretermine, in assenza del latte della propria madre, il ricorso al LUD sia molto più vantaggioso rispetto all’uso del latte formulato per pretermine. Questa superiorità riguarda sia l’outcome clinico sia il documentato risparmio in termini di costi sanitari.
Le Blud negli ultimi anni si sono diffuse rapidamente in tutto il mondo e il loro numero è aumentato anche in Italia, dove attualmente sono presenti 41 strutture. Le Banche però soddisfano il fabbisogno solo del 26% dei VLBWI italiani, ossia di quella categoria di neonati a cui il LUD dovrebbe essere fornito prioritariamente.
Questo  avviene perché, con l’eccezione della Regione Toscana, risultano distribuite in modo disomogeneo e non organizzate in rete e perché esiste una scarsa cultura della promozione della donazione e dell’uso del Lud presso i centri neonatali.
Il Lud, sottolinea il Rapporto, dovrebbe essere quindi valorizzato predisponendo strategie a livello nazionale, in modo da assicurare la disponibilità di Latte donato a tutti i neonati più vulnerabili e, quando possibile, anche ad altre categorie di pazienti per i quali ci sia un’indicazione medica.
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