Inquinamento. Neonatologi: l’esposoma urbano ha effetti fin dalla nascita e a lungo termine
31 ottobre - L’insieme dei fattori ambientali a cui coloro che vivono nelle città sono esposti nel corso della propria vita, combinati con variabili sociali, comportamentali e biologiche, possono avere un impatto significativo sulla salute. La Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadisce pertanto la necessità di interventi per garantire città più sostenibili e sicure a tutela della salute di neonati e bambini.
L’inquinamento ambientale e il cambiamento climatico hanno un impatto negativo sulla salute dei neonati, già durante la gravidanza, con effetti che possono protrarsi a lungo termine nei bambini. Numerosi studi recenti confermano che feti e neonati, per loro naturale vulnerabilità, sono particolarmente esposti ai rischi legati all’inquinamento atmosferico.
A evidenziarlo è la Società italiana di neonatologia (SIN). La categoria dei bambini è particolarmente suscettibile agli effetti nocivi dell’esposoma urbano, ovvero l’insieme dei fattori ambientali a cui coloro che vivono nelle città sono esposti nel corso della propria vita. Questi fattori, combinati con variabili sociali, comportamentali e biologiche, possono avere un impatto significativo sulla salute.
L’esposizione all’inquinamento può iniziare già in utero, con conseguenze potenzialmente gravi sia nel breve termine, che nel lungo termine. Alcuni degli effetti includono natimortalità, prematurità, basso peso alla nascita, riduzione dell’allattamento al seno, malattie polmonari, cardiovascolari e neurologiche, fino a un aumento del rischio di paralisi celebrale. L’elevata frequenza respiratoria e l’immaturità fisiologica degli organi in via di sviluppo rendono i neonati più vulnerabili agli inquinanti rispetto agli adulti. Allo stesso modo, l'immaturità dei meccanismi di termoregolazione li rende particolarmente sensibili alle temperature estreme, una delle conseguenze del cambiamento climatico.
Secondo dati Unicef, ogni settimana in Europa e Asia Centrale oltre 90 bambini sotto l’anno di età muoiono per cause legate all'inquinamento atmosferico. L'esposizione precoce compromette lo sviluppo polmonare, aumenta il rischio di asma e altre malattie croniche e influisce negativamente sul sistema cardiovascolare e sullo sviluppo neurologico.
Nel 2021, 377 bambini sono morti in Europa e Asia Centrale per cause riconducibili allo stress da calore. Le temperature elevate, in combinazione con l’inquinamento, aggravano le malattie respiratorie croniche e aumentano il numero di ricoveri ospedalieri.
L'esposizione precoce e persistente all’inquinamento acustico può avere un impatto significativo sullo sviluppo neurologico dei bambini, contribuendo a problemi di apprendimento, difficoltà di concentrazione, disturbi comportamentali e del ritmo sonno-veglia.
“L’esposizione prenatale all’inquinamento atmosferico comporta una persistente perdita di salute anche a bassi livelli di concentrazione e spesso impiega anni per manifestarsi pienamente – afferma Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia - per nascere e crescere sani, sono necessari interventi concreti e condivisi, in grado di garantire città ed ambienti più sostenibili e meno esposti ad agenti inquinanti e nocivi, come indicato anche nell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goal - SDG 11), promosso dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite”.
Secondo stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), oltre il 90% della popolazione urbana è esposta a livelli di particolato fine superiori ai limiti raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). L'Unicef raccomanda che ogni bambino, indipendentemente dall’area della città in cui vive, abbia accesso ad uno spazio verde pubblico sicuro e accogliente ad una distanza facilmente raggiungibile a piedi. Un recente studio di ricercatori spagnoli ha messo a punto una nuova linea guida, nota come la regola “3-30-300”, secondo la quale ogni persona dovrebbe poter vedere almeno 3 alberi dalla propria casa, vivere in un quartiere con una copertura arborea del 30% e avere accesso ad uno spazio verde di qualità entro 300 metri. La progettazione di città sostenibili richiede la cooperazione attiva tra governi, istituzioni e cittadini, investendo in soluzioni ambientali che riducano l'inquinamento, mitighino il cambiamento climatico, aumentino gli spazi verdi e tutelino la salute pubblica.
“Per ridurre l’inquinamento dell’aria e quello acustico e contribuire ad abbassare le temperature, un primo passo potrebbe essere quello di implementare la presenza di parchi, giardini pensili ed orti urbani, che promuovono anche uno stile di vita attivo, contrastando la sedentarietà. Solo con un impegno collettivo sarà possibile affrontare le sfide attuali e garantire un futuro urbano sostenibile, equo e vivibile per le generazioni future, favorevole alla loro crescita e al loro sviluppo in salute”, conclude Orfeo.