Giornata nazionale salute della donna. Tanti progressi, ma anche molte criticità e nuove sfide
24 aprile - Il futuro della salute femminile in Italia passerà dalla capacità del sistema sanitario di affrontare almeno tre sfide principali: gestione della cronicità, integrando medicina di genere e approcci personalizzati, promozione del benessere mentale, con investimenti su servizi territoriali accessibili e gratuiti e lotta alle disuguaglianze, attraverso politiche che riducano i divari territoriali, economici e culturali. Mattarella: “Marcate disuguaglianze penalizzano le donne”. Per il ministro della Salute Orazio Schillaci la parola d’ordine è prevenzione. Campitiello: “Al lavoro su Piano Donna 2024-26, test riserva ovarica e adozione embrioni”.
Gestione della cronicità, integrando medicina di genere e approcci personalizzati. Promozione del benessere mentale, con investimenti dedicati alla medicina di genere su servizi territoriali accessibili e gratuiti. Lotta alle disuguaglianze, attraverso politiche che riducano i divari territoriali, economici e culturali. E ancora, aumento dei finanziamenti. Ma anche potenziamento della formazione del personale sanitario su differenze di genere e implementazione dei percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati per patologie femminili.
Sono queste solo alcune delle sfide principali che sistema sanitario dovrà affrontare per garantire e sostenere la salute delle donne in Italia. Anche perché la salute delle donne è un indicatore fondamentale dell’efficienza e dell’equità del Servizio Sanitario Nazionale.
Per questo si celebra oggi la decima edizione della Giornata Nazionale della Salute della Donna. Istituita nel 2015 su iniziativa della Fondazione Atena Onlus e promossa dal Ministero della Salute, questa edizione 2025 punta i riflettori sui temi dell’innovazione, dei cambiamenti demografici e dell’equità.
Tante luci ma anche ombre
La salute femminile in Italia ha conosciuto significativi miglioramenti nel corso degli ultimi decenni, ma permangono disuguaglianze e criticità che meritano un'analisi approfondita. Prevenzione, accesso alle cure, salute mentale e condizioni socioeconomiche sono solo alcune delle variabili che influenzano il benessere delle donne italiane, spesso in modo diverso rispetto agli uomini.
Aspettativa di vita alta, ma con più anni vissuti in cattiva salute
Secondo i dati Istat, le donne italiane vivono in media circa 85,5 anni, una delle aspettative di vita più alte d’Europa. Tuttavia, trascorrono una parte significativa di questi anni in condizioni di salute non ottimali. L’indicatore “Healthy Life Years” (anni vissuti in buona salute) si ferma a circa 59 anni, suggerendo che oltre 25 anni sono vissuti con limitazioni funzionali o patologie croniche.
Tra le malattie croniche più diffuse nelle donne: ipertensione, osteoporosi, artrosi, diabete e depressione. L’età avanzata, unita a un maggiore carico di cura familiare e domestica, spesso contribuisce al deterioramento della salute fisica e mentale.
Mattarella: “Marcate disuguaglianze penalizzano le donne”
“Persistono ancora marcate disuguaglianze sanitarie che penalizzano le donne” ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata nazionale dedicata alla salute della donna.
“La Costituzione italiana, all’articolo 32 – ricorda il Capo dello Stato – riconoscendo la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, afferma il principio della pari dignità di ogni persona, garantendo un equo accesso alle cure mediche. Una prescrizione che fa propria la necessità di percorsi di cura con strumenti e protocolli pienamente adeguati alla salute femminile. Negli ultimi anni, l’Italia ha intrapreso importanti passi avanti in questa direzione, introducendo la medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale con la legge numero 3 del 2018 che ha promosso un approccio sanitario più sensibile alle differenze tra uomini e donne, valorizzando le specificità femminili nella ricerca, nella prevenzione e nell’assistenza sanitaria, in linea con gli obiettivi globali di salute stabiliti dall’Agenda 2030. Nonostante questi progressi significativi, persistono tuttavia ancora marcate disuguaglianze sanitarie che penalizzano le donne”.
“L’aspettativa di vita superiore rispetto a quella degli uomini, inoltre – aggiunge Mattarella – si accompagna a un’incidenza più elevata di malattie croniche, con una vulnerabilità più accentuata rispetto a quella maschile. Occorre quindi proseguire sulla strada intrapresa, rafforzando la medicina di genere, con gli investimenti nella ricerca, nella prevenzione, nell’educazione sanitaria e nella formazione specifica dei professionisti. Migliorare la salute delle donne – conclude il Presidente – significa contribuire al benessere della intera società”.
Prevenzione: buoni risultati, ma adesioni ancora parziali
Le campagne di screening oncologico hanno registrato risultati incoraggianti, soprattutto per quanto riguarda i tumori al seno e alla cervice uterina. Lo screening mammografico raggiunge circa il 70% delle donne nella fascia d’età raccomandata (50-69 anni), mentre il Pap test ha una copertura leggermente inferiore, anche a causa di disparità regionali. Resta invece più limitata l’adesione allo screening per il tumore del colon-retto, benché coinvolga anche le donne a partire dai 50 anni. Inoltre, l’educazione alla salute sessuale e riproduttiva è ancora carente, con impatti negativi sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e sul benessere ginecologico generale.
Schillaci: il futuro passa per la prevenzione
“Da quando abbiamo iniziato questa avventura al Governo abbiamo detto a chiare lettere come la prevenzione sia la parte più importante del Servizio sanitario nazionale. Siamo la seconda nazione più longeva al mondo, ma vogliamo che le italiane e gli italiani non solo vivano di più ma vivano meglio. Per questo credo occorra cambiare il paradigma e far capire a tutti come la prevenzione sia un investimento e non una spesa”.
Per il ministro della Salute Orazio Schillaci è questa la parola d’ordine: prevenzione. E lo ha ribadito con forza nel suo intervento all’evento dedicato alla Giornata nazionale della Salute della donna e organizzato presso Agenas.
“Lo ripeto ogni volta che ne ho la possibilità – ha detto – il nostro Servizio sanitario nazionale che rappresenta una delle infrastrutture più belle e solide dell’Italia, non potrà essere a lungo sostenibile se non riduciamo il numero di persone affette da malattia: lo spirito è quello di avere meno malati domani per poter offrire la possibilità di cura a tutti quelli che hanno purtroppo una malattia seria. La ricerca scientifica oggi fa sì che tante malattie che fino a qualche tempo fa erano considerate incurabili per fortuna ora non lo sono più. Il cambio di passo ci vuole e da subito. Ecco perché dobbiamo investire in prevenzione per avere meno malati e una migliore qualità della vita”.
Parlando di prevenzione Schillaci è intervenuto sul possibile ampliamento dello screening mammografico prima dei 50 anni e dopo i 70: è molto importante, ha sottolineato. “Ci sono già tante evidenze scientifiche che dimostrano come, non solo il tumore del seno ma anche tante altre malattie oncologiche, si manifestino in età sempre più precoce. Credo quindi che gli screening vadano rivisti. Stiamo lavorando per poter includere anche uno screening per il cancro del polmone”
Salute mentale: un’emergenza silenziosa
Le donne italiane presentano tassi più elevati di depressione e disturbi d’ansia rispetto agli uomini. Le cause sono molteplici: dal sovraccarico di lavoro familiare e professionale, alla maggiore esposizione a episodi di violenza domestica, fino alla pressione culturale e sociale sul ruolo femminile. Durante e dopo la pandemia di Covid-19, si è registrato un aumento significativo dei disturbi psicologici tra le donne, con conseguenze spesso sottovalutate, soprattutto nelle fasce più giovani e tra le donne migranti.
In Italia, secondo l’ultima indagine Istat del 2023, il 15,4% delle donne dichiara di sentirsi frequentemente nervosa o ansiosa, contro l’8,3% degli uomini, i disturbi depressivi diagnosticati colpiscono il 7,1% delle donne rispetto al 3,2% degli uomini e l’uso di farmaci antidepressivi o ansiolitici è quasi doppio tra le donne (13,5%) rispetto agli uomini (7,2%).
Accesso ai servizi e disparità regionali
Nonostante il Servizio sanitario nazionale garantisca teoricamente l’accesso universale, nella pratica persistono forti disuguaglianze. Le donne che vivono al Sud o nelle aree interne del Paese incontrano maggiori difficoltà nell’accesso a consultori, specialisti ginecologici, servizi psicologici e percorsi di PMA (procreazione medicalmente assistita). Anche le liste d’attesa per prestazioni specialistiche continuano a rappresentare un ostacolo, in particolare per le donne in condizioni socioeconomiche svantaggiate.
In alcune Regioni si è ridotta anche la rete dei consultori familiari, nati negli anni ’70 come presidio di assistenza per la salute riproduttiva, oggi spesso depotenziati o sotto organico. Come emerge da dati Agenas e del ministero della Salute
Calabria, Sicilia, Campania e Molise hanno una densità molto più bassa di consultori per numero di abitanti rispetto alla media nazionale. In queste stesse regioni si registrano tempi d’attesa più lunghi per ecografie pelviche, PAP test, visite ginecologiche e prestazioni legate alla procreazione medicalmente assistita. In molte aree del Sud, la mancanza di personale ostetrico-ginecologico nei piccoli ospedali o nei presidi territoriali porta alla mobilità sanitaria verso il Nord.
Tante quindi le nuove sfide. Nonostante i progressi compiuti, rimane quindi essenziale un impegno continuo da parte delle istituzioni per superare le disuguaglianze di genere e territoriali, puntando su una medicina sempre più personalizzata, inclusiva e accessibile.
E il governo annuncia: “Al lavoro su Piano Donna 2024-26, test riserva ovarica e adozione embrioni”
“Il ministro della famiglia Eugenia Roccella insieme al ministro della Salute Orazio Schillaci, stanno lavorando ad un progetto di legge sull'adozione degli embrioni. Per il momento sono stati avviati dei tavoli tecnici. Il ministro Schillaci crede molto a questo progetto. Credo che questo sia un grande atto di solidarietà dello Stato verso le coppie e una possibilità di vita per i circa 200mila embrioni crio conservati”. Ad annunciarlo il Capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute Maria Rosaria Campitiello, in occasione della Giornata Nazionale della Salute della donna.
“Questo significa dare una possibilità di vita a delle vite sospese – ha detto – quindi ben vengano queste iniziative. L'attenzione del governo a queste tematiche, con un focus anche sul test della riserva ovarica, non è scontato come non è scontato il suo approccio laico”. Come dipartimento “siamo al lavoro per il Prevention Hub e sul Piano Donna 2024-2026 che porrà l'attenzione anche sui temi della comunicazione che sono così importanti per sostenere le donne”, ha concluso.