Giornata nazionale contro le aggressioni al personale sanitario. Nonostante gli interventi a contrasto il fenomeno non arretra. Nell'ultimo anno 18 mila episodi. Schillaci: “Nostro impegno prosegue”. E il Ministero lancia campagna social contro le violenze
14 marzo - Dall’istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitari alla legge sul contrasto ai fenomeni di violenza che prevede l’arresto flagranza differita per chi aggredisce gli operatori sanitari, oltre a multe salate in caso di danneggiamenti. Le misure messe in atto dal Governo non mancano, ma l’escalation di aggressioni non si arresta. Le donne sono le più colpite, oltre il 60% delle segnalazioni, così come il personale infermieristico (oltre il 55%). Parte la campagna social del Ministero della Salute. IL REPORT DELL’OSSERVATORIO
Sono passati cinque anni dall’istituzione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che si celebra il 12 marzo di ogni anno. Ma il fenomeno della aggressioni verso il personale sanitario non segna il passo, tutt’altro, come ricorda costantemente la cronaca.
Un infortunio su 10 in sanità e assistenza sociale deriva da un’aggressione. Secondo i dati più recenti dell’Inail (aprile 2024) sono stati registrati complessivamente nel quinquennio 2019-2023 quasi 12 mila infortuni da aggressioni o violenze sul posto di lavoro (2-3 mila l’anno). Il triplo di quanto registrato nell’intera gestione Industria e servizi.
Numeri, secondo l’Inail, da ritenersi sottostimati in considerazione sia dei limiti della codifica informatizzata utilizzata, sia di un potenziale fenomeno di sotto-denuncia dei casi meno gravi. A questo va aggiunto che, non sono assicurati all’Inail, i medici e gli infermieri liberi professionisti, compresi i medici di famiglia e le guardie mediche.
In buona sostanza, possiamo parlare di un sommerso importante.
Oltre 18 mila aggressioni nel 2024. E i numeri pubblicati oggi dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza dei professionisti sanitari e sociosanitari, che fanno riferimento a segnalazioni su base volontaria raccolte attraverso questionari alle Regioni, indicano per il 2024 oltre 18mila aggressioni a livello nazionale con il coinvolgimento di circa 22mila operatori.
I professionisti maggiormente interessati sono infermieri (oltre il 55%), medici e Oss. Le donne le più colpite, oltre il 60% delle segnalazioni.
Le aggressioni si verificano soprattutto in Pronto Soccorso, nei Servizi Psichiatrici e nelle Aree di Degenza mentre gli aggressori purtroppo sono prevalentemente i pazienti stessi, seguiti da familiari/caregiver e si conferma, come nel 2023, una netta prevalenza di aggressioni verbali (70%) rispetto a quelle fisiche (24%) e contro la proprietà (6%).
Comunque, secondo il Ministero, a un maggior numero di segnalazioni non corrisponde necessariamente una più alta incidenza di aggressioni in un determinato contesto territoriale, ma una specifica attenzione al monitoraggio del fenomeno: “L’aumento delle segnalazioni rispetto allo scorso anno (+15%), infatti, rispecchia una maggiore consapevolezza dell’importanza della denuncia e una migliore efficacia dei sistemi di segnalazione che hanno, probabilmente, portato più professionisti a denunciare episodi che in passato non avrebbero segnalato”.
Le misure messe in atto dal Governo. Per contrastare il fenomeno delle aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari, il Governo ha istituito nel 2022 l’Osservatorio nazionale (ricostituito con decreto del ministero della Salute nel dicembre 2023). Sono stati rafforzati e istituiti presidi di polizia negli ospedali, grazie ad una azione congiunta voluta dai ministri Schillaci e Piantedosi ed è stato previsto che parte dei fondi del Pnrr possano essere utilizzati per potenziare i sistemi di sorveglianza.
Ma il giro di boa è arrivato il 13 novembre scorso, quando il Governo è sceso in campo con misure stringenti. Un giro di vite concretizzato con la conversione in legge del decreto sul contrasto ai fenomeni di violenza. Una legge che ha aperto le porte all’arresto in flagranza differita per le aggressioni a danno di operatori sanitari e servizi di sicurezza complementare. Oltre a prevedere multe salate in caso di danneggiamenti alle strutture pubbliche, fino a 10 mila euro, e un aumento della pena se il fatto commesso è da più persone.
Come ha sottolineato il ministro della Salute Orazio Schillaci, il Governo “non è rimasto a guardare”. “Nel corso degli anni, purtroppo, c’è stata a una escalation di violenza: operatori sanitari e sociosanitari con minacce, insulti, feriti, uccisioni. Una violenza inaccettabile, che condanniamo con fermezza, e a fronte della quale non siamo rimasti a guardare. Oggi siamo qui per ribadire il nostro impegno per la sicurezza delle donne e degli uomini che si prendono cura della nostra salute; un impegno che abbiamo messo in campo da subito e che rinnoviamo ogni giorno. Perché sono inaccettabili le aggressioni come è inaccettabile la devastazione di reparti o pronto soccorso” ha detto intervenendo all’evento organizzato a Foggia dalla Fnomceo, proprio per celebrare la Giornata nazionale. La città pugliese fu teatro di uno degli episodi di aggressione più eclatanti quanto i medici del Policlinico Riuniti di Foggia, il 4 settembre dello scorso anno, furono costretti a barricarsi nel reparto di chirurgia toracica per difendersi dall’assalto dei parenti di una giovane paziente deceduta.
I dati, ha aggiunto il Ministro, dicono che “non dobbiamo abbassare la guardia. La sicurezza del personale sanitario e sociosanitario non è “un mero slogan, è una vera priorità”. Per questo sono state approvate norme per non lasciare impuniti gli aggressori, con la procedibilità d’ufficio e pene più severe, e potenziata la vigilanza con più presidi di polizia negli ospedali. “Credo si debba riconoscere al Governo di aver messo in campo misure importanti, condivise con le categorie, per scoraggiare la violenza e aumentare i livelli di sicurezza per il personale” ha detto Schillaci.
“È chiaro che non ci fermiamo qui” ha aggiunto il Ministro. “L’Osservatorio – ha precisato – è impegnato nel rafforzare le attività di prevenzione e di formazione. La violenza nei confronti del personale sanitario e sociosanitario ha impatti non solo sulla salute e sul benessere dei lavoratori ma determina anche gravi conseguenze economiche con costi diretti e indiretti. Investire nella prevenzione della violenza, pertanto, è strategico per ridurre questi impatti e migliorare la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria”.
Mentre sul fronte della prevenzione si sta avviando a conclusione l’aggiornamento della Raccomandazione ministeriale numero 8 per la prevenzione degli atti di aggressione e violenza per una migliore e più agevole applicazione: “Abbiamo raccolto 23 buone pratiche regionali che saranno analizzate per individuare e diffondere quelle ritenute maggiormente efficaci”.
Alle misure già messe in atto o in itinere si aggiunge poi la leva della formazione per intercettare e gestire il fenomeno “è un’altra leva essenziale di prevenzione ed è stata inserita come tematica di interesse nazionale della Commissione ECM. Tra il 2023 e il 2024 ci sono stati 133 tra corsi nazionali e regionali, coinvolgendo tutte le professioni sanitarie e sociosanitarie su queste tematiche” ha ricordato il Ministro.
Non solo, il Governo sta valutando “l’introduzione dell’obbligatorietà della formazione in materia di aggressioni, come già accade ad esempio per la radioprotezione, e l’opportunità di prevedere che la formazione sia effettuata da professionisti scelti all’interno delle aziende sanitarie e ospedaliere”.
Ma accanto a tutto, conclude Schillaci bisogna promuovere un cambiamento culturale, per radicare i principi di fiducia e di rispetto: “Insieme dobbiamo parlare ai cittadini, anche per arginare campagne d’odio che spesso viaggiano sul web e che alimentano comportamenti violenti. Il medico, l’infermiere, tutti gli operatori sanitari e sociosanitari sono alleati del cittadino e della salute pubblica: proteggerli significa proteggere la nostra salute perché ogni violenza di fatto compromette anche la sicurezza delle cure. Dobbiamo rinsaldare un patto d’amicizia e questo è il messaggio e l’appello che qui oggi rilanciamo con forza”.