Nel 2022-2023 in Italia circa 430 mila persone ricoverate hanno contratto un’infezione ospedaliera (8,2%), un dato superiore alla media Ue (6,5%). L’analisi dell’Ecdc
10 maggio - Riguardo le infezioni ospedaliere l’Italia fa registrare il secondo peggior risultato del continente dopo il Portogallo (8,9%). Quanto all’uso di antibiotici, la stima di utilizzo ospedaliera in Italia è del 44,7%, anche in questo caso il dato è al di sopra della media europea che si ferma a 33,7%. La direttrice Ecdc, Andrea Ammon: "Le infezioni associate all’assistenza sanitaria rappresentano una sfida significativa per la sicurezza dei pazienti negli ospedali di tutta Europa. Questi numeri recenti evidenziano l’urgente necessità di ulteriori azioni per mitigare questa minaccia". IL RAPPORTO
Ogni anno, 4,3 milioni di pazienti ricoverati negli ospedali dell’UE/SEE contraggono almeno un’infezione associata all’assistenza sanitaria durante la loro degenza in ospedale. Questi dati vengono pubblicati nell’ambito dell’indagine sulla prevalenza delle infezioni associate all’assistenza sanitaria (HAI) e dell’uso di antimicrobici negli ospedali per acuti, coordinata dall’Ecdc nel 2022-2023.
Il numero di pazienti con almeno un’infezione ospedaliera durante un ricovero per acuti nei Paesi UE/SEE è stato stimato in 93.305 pazienti. Mentre il numero di pazienti che ha ricevuto almeno un antibiotico durante il ricovero è stato di 390.957. Per quanto riguarda l’Italia, salta all’occhio il dato riguardante la stima annuale di infezioni ospedaliere di 429.272 che corrisponde ad una stima dell’8,2%, non solo superiore alla media europea del 6,5%, ma anche il secondo peggior risultato del continente dopo il Portogallo (8,9%).
Quanto all’uso di antibiotici, la stima di utilizzo ospedaliera in Italia è del 44,7%, anche in questo caso il dato è al di sopra della media europea che si ferma a 33,7%.
Nel 2022-2023, il Covid associato all’assistenza sanitaria ha contribuito in modo significativo all’aumento del peso delle infezioni ospedaliere rispetto al precedente rapporto del 2016-2017. Le infezioni del tratto respiratorio, tra cui la polmonite e il Covid associato all’assistenza sanitaria, hanno rappresentato quasi un terzo di tutte le infezioni segnalate, seguite da infezioni del tratto urinario, infezioni del sito chirurgico, infezioni del flusso sanguigno e infezioni gastrointestinali.
È stato osservato un aumento anche per l’uso degli antimicrobici rispetto alle indagini precedenti. Nel 2022-2023, il 35,5% dei pazienti ha ricevuto almeno un agente antimicrobico, rispetto al 32,9% del precedente PPS nel 2016-2017. Ogni giorno nell’UE/SEE, circa 390.000 pazienti ospedalizzati ricevono almeno un antibiotico. Una preoccupazione particolare è che 1 microrganismo su 3 rilevato nelle infezioni ospedaliere era resistente a importanti antibiotici, limitando così le opzioni per il trattamento dei pazienti infetti.
Almeno il 20% delle infezioni sono ritenute prevenibili. Semplici misure come l’igiene delle mani e la disponibilità di dispenser per la soluzione alcolica delle mani al letto del paziente possono ridurre considerevolmente il numero di infezioni ospedaliere. Anche interventi più complessi, come garantire un numero adeguato di camere singole e personale specializzato, svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione.
Tuttavia, si sono verificate variazioni significative nell’implementazione dei programmi negli ospedali europei, indicando la necessità di pratiche standardizzate e maggiori sforzi per migliorare la conformità alle misure di prevenzione.
I risultati del evidenziano inoltre l’importanza di attuare misure preventive per le infezioni virali respiratorie in ambito sanitario. Questi includono test precoci per la diagnosi tempestiva delle infezioni virali respiratorie seguiti dall’applicazione di precauzioni basate sulla trasmissione nonché, durante i periodi di alta prevalenza di infezioni virali respiratorie nella comunità, considerando il mascheramento universale in tutto il contesto sanitario.
“Le infezioni associate all’assistenza sanitaria rappresentano una sfida significativa per la sicurezza dei pazienti negli ospedali di tutta Europa. Questi numeri recenti evidenziano l’urgente necessità di ulteriori azioni per mitigare questa minaccia. Dando priorità alle politiche e alle pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, nonché alla gestione antimicrobica e al miglioramento della sorveglianza, possiamo combattere efficacemente la diffusione di queste infezioni e proteggere la salute dei pazienti nell’UE/SEE”, ha affermato Andrea Ammon, direttrice dell’Ecdc.