Legge 194. Dati Ass. Coscioni: in 80 strutture obiettori sopra l‘80% e in 31 si arriva al 100%. Lettera a Speranza e Cartabia: “Realtà diversa da quella descritta nella Relazione del Ministero”
20 maggio - Dall’indagine “Mai Dati” condotta su 180 strutture emerge che in 31 strutture l’obiezione di coscienza raggiunge il 100%. Ma avere dati certi su tutto il territorio nazionale è difficile e la Relazione del ministero della Salute al Parlamento, secondo l’Associazione, non aiuta. I dati aggregati per regione, infatti, nascondono il fatto che ci sono aree del paese in cui l’accesso all’IVG è fortemente limitato. Per questo l'Associazione Coscioni chiede ai ministri di garantire l'accesso all'IVG e rivedere il metodo di raccolta dati affinché restituisca una fotografia reale dell'IVG in Italia. LA LETTERA A SPERANZA E CARTABIA
In Italia ci sono almeno 31 (24 ospedali e 7 consultori) strutture sanitarie con il 100% di medici ginecologi, anestesisti, infermieri o OSS obiettori di coscienza. Quasi 50 le strutture con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelle con un tasso di obiezione superiore all’80%. È quanto emerge dall’indagine aggiornata "Mai Dati!", condotta da Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e da Sonia Montegiove, informatica e giornalista, e presentata oggi con l’Associazione Luca Coscioni in occasione di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati per fare il punto sulla legge 194 a 44 anni dalla sua entrata in vigore.
“La ricerca - sottolinea l'Associazione Coscioni - ha evidenziato ciò che la Relazione ministeriale non fa emergere, pubblicando i dati chiusi e aggregati per Regione”. Ne esce una fotografia in cui l'IVG risulta molto meno garantita di quanto si possa pensare dalla Relazione del ministero della Salute, la cui ultima versione, riferendosi al 2019, non è aggiornata, evidenzia peraltro l'Associazione.
“In questi giorni la 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza compie 44 anni. Avere un quadro chiaro dello stato di salute di questa legge purtroppo non è facile, proprio perché non abbiamo dati aggiornati e dettagliati”, dichiara Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. “Una cosa è però molto chiara: la legge 194 è ancora mal applicata o addirittura ignorata in molte aree del nostro paese. Con Anna Pompili e Mirella Parachini, ginecologhe, e con l’Associazione Luca Coscioni abbiamo spesso evidenziato le criticità reali dell’applicazione e dell’accesso alla interruzione volontaria della gravidanza".
Nella lettera si chiede “con urgenza” al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro della Giustizia Marta Cartabia che “i dati sull’applicazione della legge 194 siano in formato aperto, di qualità, aggiornati e non aggregati; che si sappia quanti sono i non obiettori che eseguono le IVG e gli operatori che le eseguono dopo il primo trimestre; che tutte le regioni offrano realmente la possibilità di eseguire le IVG farmacologiche in regime ambulatoriale; che venga inserito nei LEA un indicatore rappresentativo della effettiva possibilità di accedere alla IVG in ciascuna regione; e che la relazione ministeriale venga presentata ogni anno nel rispetto dell’articolo 16 della stessa 194”.
“L’indagine ‘Mai dati‘ ci dice che la valutazione del numero degli obiettori e dei non obiettori è troppo spesso molto lontana dalla realtà”, aggiungono Chiara Lalli e Sonia Montegiove. “Dobbiamo infatti sapere, tra i non obiettori, chi esegue realmente le IVG” in quando “in alcuni ospedali alcuni non obiettori eseguono solo ecografie, oppure ci sono non obiettori che lavorano in ospedali nei quali non esiste il servizio IVG, e quindi non ne eseguono“.
Per Lalli e Montegiove “la percentuale nazionale di ginecologi non obiettori di coscienza (che secondo la Relazione è del 33%) deve, dunque, essere ulteriormente ridotta perché non tutti i non obiettori eseguono IVG. Non basta conoscere la percentuale media degli obiettori per regione per sapere se l'accesso all'IVG è davvero garantito in una determinata struttura sanitaria. Perché ottenere un aborto è un servizio medico e non può essere una caccia al tesoro”.