Intervista a Vito Trojano e Antonio Chiàntera: “Aogoi in prima fila per la salute della donna e la difesa della dignità professionale dei ginecologi”
9 Giugno 2016
ll presidente e il segretario della nostra associazione commentano gli ultimi passaggi parlamentari del ddl sulla responsabilità professionale augurandosi una sua rapida approvazione finale. Ma puntano anche il dito contro Parlamento e Regioni per la disattenzione colpevole verso il piano punti nascita.
Cominciamo dall’attualità. Il ddl sulla responsabilità professionale, dopo l’approvazione della Camera, è alle battute finali in commissione Sanità al Senato. Quali i vostri timori e cosa chiedete ai senatori su questo tema?
Trojano: “Questo disegno di legge rappresenta un grande passo avanti, anche se il testo potrebbe essere migliorato in diversi punti. Questa legge non difende una lobby, ma difende il diritto da parte dei cittadini ad avere cure di qualità. Grazie a queste norme, infatti, si permette agli operatori di svolgere al meglio il loro lavoro in tranquillità. Lo scorso mese, nel corso di un’audizione, come Aogoi avevamo presentato alcuni suggerimenti per migliorare il testo. Tra questi abbiamo proposto, per il controllo del rischio clinico, un coordinamento da parte di un’unità ad hoc da istituire presso ogni azienda che riporti ogni 3 mesi i dati alla Regione. A sua volta la Regione dovrebbe riportare ogni 6 mesi questi dati a livello nazionale attraverso l’Agenas. Per quanto riguarda gli aspetti penali del provvedimento, avevamo suggerito la possibilità di inserire un’udienza filtro in modo da poter eliminare molti processi inutili. Si poteva rivedere anche il meccanismo del fondo di garanzia eliminando la possibilità di rivalsa sul medico. Ad ogni modo, l’importante è approvare il provvedimento in tempi brevi. Dirò di più: se il testo dovesse diventare legge prima della chiusura estiva delle Camere, il Governo potrebbe contare sull’appoggio incondizionato dell’intero mondo sanitario italiano”.
Chiantera: “L’unico timore è che non si faccia presto. E’ assolutamente necessario fare in fretta, questa è l’unica vera priorità. La situazione è ormai troppo tesa, si è frantumato il rapporto medico-paziente e con il passare del tempo sarà sempre più difficile poterlo recuperare. Migliaia di medici stanno attendendo ormai da 20 anni una buona legge sulla responsabilità professionale, sperando possa così finire il massacro mediatico e giudiziario. Si potrà inoltre mettere finalmente un punto anche sulla medicina difensiva e, anche se personalmente credo che il testo si sarebbe potuto migliorare in alcune sue parti, ribadisco che per noi andrebbe benissimo anche così com’è, basta che si faccia in fretta”.
Passiamo ai punti nascita che non si riescono ancora a razionalizzare. Sono passati ormai circa 6 anni dal piano Fazio che doveva ridisegnare la mappa punti nascita, a che punto siamo e quali sono le difficoltà che si stanno riscontrando?
Trojano: “Ho visionato i piani sanitari delle Regioni in Piano di rientro e posso affermare che la politica sanitaria deve essere fatta insieme ai tecnici. Non si può prescindere da questo aspetto. I Punti che non garantiscono la quota di 1000 parti l’anno vanno chiusi e, se si decide di tenere in piedi strutture con un numero di parti inferiore a quella soglia, non si può prescindere dalla sicurezza e qualità delle cure: vanno rispettati gli stessi standard e si devono fornire le stesse garanzie di salute, su questo non possono essere ammessi sconti. Abbiamo un sistema sanitario ottimo in Italia, ma la situazione è a macchia di leopardo. Serve un maggior coordinamento, sia all’interno delle regioni che delle stesse strutture. E, soprattutto, serve una maggiore programmazione centrale a livello nazionale”.
Chiantera: “Su questo tema vi è un senso di assoluta irresponsabilità da parte del Parlamento e delle Regioni. Il Piano Fazio aveva messo in luce alcune gravi criticità proponendo alcune soluzioni. A sei anni di distanza Parlamento e Regioni sono volgarmente colpevoli di non aver attuato nessuna di queste soluzioni. Il loro comportamento è disgustoso visto che si parla della salute e sicurezza di madri e neonati. La responsabilità maggiore va però addossata alle amministrazioni locali. Vi sono alcune Regioni in particolari, come ad esempio la mia, la Campania, che non hanno fatto davvero nulla per poter migliorare situazioni gravi di cui tutti sono perfettamente a conoscenza”.
Ultimamente si parla molto di medicina di genere, alla Camera è stato presentato un ddl ad hoc. Ne apprezzate il contenuto?
Trojano: “Sul tema della medicina di genere, come Aogoi, ci siamo battuti da anni più di chiunque altro. Vi è la necessità di considerare la donna in tutta la sua complessità e peculiarità, ben diverse da quelle dell’uomo. Specie oggi quando la medicina sta puntando sempre più sulla genetica o su forme di prevenzione quali la nutrizione in gravidanza. Una nuova ottica di maggiore attenzione al mondo femminile sotto l’aspetto sanitario non può che essere una buona notizia”.
Chiantera: “Certamente. Si tratta di un argomento di fondamentale importanza. Come Aogoi sono almeno 7 anni che parliamo di medicina di genere. Detto questo, non posso non sottolineare la maggiore urgenza di problemi come quello dei punti nascita. Ripeto, si tratta della vita di neonati, questa è la vera drammatica urgenza a cui si deve rispondere senza perdere ulteriore tempo”.
Anche nel ddl lorenzin da poco approvato in Senato si prevede, tra le altre cose, l’avvio di una sperimentazione clinica di genere. Quali vantaggi si potrebbero ottenere?
Trojano: “Il vantaggio indiscusso è quello di poter così realizzare terapie sempre più efficaci e mirate. C’è necessità di una sperimentazione che prenda in considerazione la donna per studiarne approfonditamente i diversi effetti che le terapie riescono a realizzare rispetto a quelli registrati sugli uomini. Aggiungo che in tal senso la donna risponde diversamente anche in base alla fase della sua vita viste le diverse modifiche a livello ormonale a cui è soggetta dall’adolescenza fino alla menopausa”.
Chiantera: “Il corpo femminile è diverso da quello maschile, allo stesso modo la risposta dell’organismo ai farmaci non è la stessa. Affrontare il tema della sperimentazione clinica ignorando un’ottica di genere è tecnicamente sbagliato. Non posso quindi che lodare quest’ottima iniziativa. Al contempo sottolineo ancora una volta la vera urgenza da affrontare: trovare soluzione all’annoso problema dei punti nascita”.