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Gli adolescenti in crisi per la paura di non piacere: l'inadeguatezza come malattia

Dismorfofobia è il nome della malattia per cui ci si sente sotto esame per il proprio aspetto, è la paura di non piacere. Dice l'antropologo Marino Niola: «È una malattia causata dalla società dei consumi e dell'immagine. I tentativi di migliorarsi sono giustificati per chi non nasce bello o in pace con il proprio narcisismo: un tempo ci si riusciva ad accettare attraverso un lungo e faticoso processo di crescita personale, ora, più brevemente, attraverso quella che si chiama 'ricostruzione', di cui sono artefici i chirurghi estetici. Secondo i dati della Società italiana di Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, nel 2009 sono stati eseguiti in Italia qpoco meno di trecentomila interventi, uno ogni quasi due minuti». Secondo la psicologa Anna Salvo: «La paura di essere sgradevoli e quindi di non essere accettati, è tipico dell'adolescenza ma oggi, il dovere di essere belli imposto dalla nostra società, costringe i giovani a tentare di somigliare a quella immagine ideale, prima rifacendosi i glutei, poi il seno o altro».
La malattia della bruttezza colpisce gli adolescenti ma negli ultimi anni si è assistito al fenomeno della sindrome dell'adolescenza protratta che induce il chirurgo plastico Roy De Vita a non accettare l'omologazione estetica: «Molte donne rifatte sembrano sorelle: gli stessi labbroni a canotto e gli stessi zigomi, di cui si può quasi leggere la marca delle protesi, come quelli di Nina Senicar». Ragazze simbolo della bellezza contemporanea come la Senicar vengono proposte dalla tv e per conseguenza, come dice Oliviero Toscani: «Chi non è omologato ai canoni di bellezza dell'immaginario collettivo imposto dalla tv, come le veline o Corona, non si sente accettato dagli altri e si sente escluso dal successo che oggi è sempre più identificabile con l'idea di bellezza: sei brutto e quindi sei anche sfigato.
Per raggiungere l'ideale di bellezza si fanno di tutto: tatuaggi, piercing, si rifanno seni e nasi, con l'approvazione delle madri che sperano così che i propri figli diventino quello che a loro non è riuscito di essere. La paura di non essere accettati spinge alla ricerca del consenso estetico ma questo porta alla mediocrità». Per i ragazzi essere sfigati significa essere emarginati; si possono accettare i brutti e simpatici ma i grassi, magari anche mal vestiti, sono tagliati fuori.
L'aspetto fisico diventa ragione di aggregazione, l'aspetto curato dei gay o la prestanza fisica dei giovani di pelle nera sono le ragioni della loro ammirazione. Secondo il filosofo Umberto Galimberti: «Nelle generazioni passate si poteva essere brutti, oggi non si può essere brutti senza scompensi perché la cultura decide la modalità di socializzazione. I modelli culturali di bellezza determinano la possibilità che abbiamo di comunicare in termini di accettazione o di rifiuto. Il corpo è guardato come altro da sé, è un corpo alienato; ci induce a credere che la bellezza esteriore sia più importante del carattere. Siamo indotti a percepirci con gli occhi degli altri». Secondo l'Herald Tribune, oggi il corpo rappresenta il nuovo status symbol e questi ultimi anni sono stati all'insegna della mass-medicalizzazione della bellezza.

Fonte:  corriere.it, 2 dicembre 2010

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