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Aborto farmacologico o chirurgico: una scelta consapevole

8 Gennaio 2025 - L’associazione mifepristone-misoprostolo rappresenta attualmente una procedura sicura e raccomandata dalle società internazionali e nazionali.
La Raccomandazione 21 sulle “Buone pratiche clinico-assistenziali per il trattamento farmacologico dell’aborto” si riferisce alle donne che hanno scelto la metodica medica piuttosto che chirurgica.
L’opzione chirurgica deve comunque essere prospettata e offrendo alla donna le informazioni necessarie per andare incontro alle procedure adeguatamente informata e consapevole.

In caso di aborto ritenuto o incompleto è opportuno valutare e proporre tra le opzioni la condotta di attesa.

La Raccomandazione 21 riporta nei Capitoli 3 e 4 delle tabelle che sintetizzano quanto proposto dal RCOG e dal WHO in relazione ai vantaggi, possibili rischi e complicanze, seppur rare, di entrambe le procedure, i sintomi associati, la possibilità di dover ricorrere ad ulteriori procedure.
Quanto illustrato deve essere accompagnato da una nota informativa e sottoscritta la sua comprensione nel consenso redatto in accordo con quanto previsto dalla Legge 219/2017.

L'anamnesi clinica rappresenta un tempo cruciale per identificare qualsiasi condizione che possa influire sull'idoneità a un particolare metodo di aborto e qualsiasi considerazione aggiuntiva sul luogo di cura e/o sulla pianificazione del pre-trattamento, compreso il ricorso a valutazioni e/o cure specialistiche.

L’aborto farmacologico viene preferito dalle donne in quanto mima un evento vissuto in modo più naturale, per cui deve essere prevista adeguata copertura antidolorifica. In casi non complicati non è necessaria l’esecuzione di esami ematochimici.

Non richiede profilassi antibiotica, evita procedure strumentali all’interno della cavità uterina e il rischio di lesioni cervicali, perforazioni uterine e altri potenziali legati all’analgesia/anestesia connessi alla procedura chirurgica. Un’adeguata pianificazione prevede tempi limitati.

Garantisce sicurezza ed efficacia in condizioni organizzative e strutturali adeguate anche in ambulatorio/consultorio, in Italia entro i 63 giorni di gestazione. Entro questa epoca è possibile offrire la possibilità dell’espulsione a domicilio. Dopo i 63 giorni per l’espulsione è sempre previsto ricovero, con tempi potenzialmente più lunghi in caso di aborto farmacologico.

Mod. da WHO 2003,2022.

La durata di dolori e perdite ematiche post procedura può essere simile per entrambe le procedure. È comunque previsto un accesso per la verifica degli esiti della procedura, sia medica che chirurgica.

L’aborto chirurgico mediante isterosuzione nel primo trimestre può rappresentare la metodica preferibile in caso di controindicazioni o limiti temporali per l’esecuzione di una IVG farmacologica. Rispetto alla procedura farmacologica esclude la possibilità di vedere il prodotto del concepimento, il dolore durante la procedura in sedazione profonda. La persona potrebbe percepire fastidi in caso di anestesia locale.

L'aborto chirurgico prevede complessità organizzativa e maggiori costi per la necessità di:

  • somministrazione della profilassi antibiotica;
  • prostaglandine per il priming cervicale per ridurre i rischi legati alla dilatazione cervicale, con gestione dei sintomi associati e tempi adeguati a garantirne l’efficacia agevolando la dilatazione cervicale e riducendo il rischio di aborto incompleto e di incontinenza cervico istmica in gravidanze successive;
  • anestesia locale o analgesia mediante sedazione profonda, ed eventuale valutazione pre-anestesia;
  • materiale sterile e/o monouso;
  • condizioni di sicurezza per la gestione delle seppur rare emergenze chirurgiche (es.perforazioni, emorragie).

Ciò spesso comporta maggiore pressione sugli ospedali per necessità di un’equipe multidisciplinare, ambienti e attrezzature idonei a garantire le necessarie condizioni di sicurezza.  

I metodi chirurgici non sono raccomandati se sono presenti ostacoli all’accesso alla cavità uterina, ad esempio a causa di fibroma ostruente o malformazioni uterine, mutilazioni genitali femminili (MGF) di tipo 3 che possano rendere difficile l'accesso alla cervice.

Condizioni e considerazioni mediche (o di altro tipo) possono influenzare la scelta della procedura, indicare la necessità di eseguire l'aborto in ospedale o richiedere attrezzature aggiuntive in strutture di riferimento. Tra questi, per esempio disturbi emorragici e placentazione anomala, uso di farmaci anticoagulanti e gravi malattie cardiopolmonari, indice di massa corporea (BMI) molto elevato.

Dopo il primo trimestre è generalmente preferibile la procedura farmacologica, la procedura chirurgica richiede adeguate competenze ed esperienza e viene generalmente utilizzata come seconda scelta in caso di insuccesso delle procedure farmacologiche.

 

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