VACCINAZIONE CONTRO L'HPV - Le 10 domande più frequenti
Le 10 domande più frequenti e le relative risposte
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato questa età come la migliore per effettuare la vaccinazione contro HPV per più motivi:
- migliore efficacia nella popolazione che non ha ancora iniziato l'attività sessuale;
- migliore risposta immunitaria al vaccino;
- per cercare di evitare la somministrazione del vaccino in gravidanza;
- le ragazze di questa età sono già coinvolte in programmi di prevenzione attiva e ciò consente maggiori garanzie per l'adesione ad un ciclo di 3 dosi.
Le condizioni ottimali per sfruttare la massima efficacia profilattica del vaccino si realizzano prima dell'inizio dell'attività sessuale e nel momento di massima risposta del sistema immunitario; tuttavia il vaccino risulta utile anche per le ragazze e le donne che hanno già avuto rapporti sessuali poiché è improbabile che esse si siano infettate stabilmente con tutti i ceppi di papillomavirus oncogeni verso cui il vaccino è efficace.
No, non è necessario effettuare alcun test prima di vaccinarsi.
La vaccinazione è comunque possibile ed è utile per prevenire ulteriori infezioni, visto che si è esposti al virus durante tutta la vita sessualmente attiva. Perché un papillomavirus oncogeno possa produrre effetti è però indispensabile un'infezione persistente per molto tempo; accade infatti spesso che l'hpv-test prima positivo risulti successivamente negativo: significa quindi che le difese immunitarie hanno eliminato l'infezione e dunque la vaccinazione è efficace anche in questo caso per evitare reinfezioni che potrebbero questa volta divenire persistenti.
Il vaccino è stato studiato per le donne perché è su di esse che possono verificarsi le lesioni a rischio tumore e inoltre il cancro del pene è molto raro. Anche in considerazione dei costi elevati che comporterebbe vaccinare anche i maschi, si è scelto di effettuare la vaccinazione sui soggetti a maggior rischio, cioè le donne. Per questa ragione è auspicabile il raggiungimento della massima copertura vaccinale per ridurre o addirittura eliminare la circolazione dei papillomavirus ad alto rischio.
E' identica a quella di altre vaccinazioni: ad oggi i dati dimostrano che il vaccino protegge efficacemente per molti anni. I controlli che vengono effettuati per questo come per gli altri vaccini, garantiscono che se si dovesse evidenziare una riduzione dell'efficacia nei soggetti vaccinati, al massimo verrebbe richiesta una dose successiva “di richiamo”.
I rischi di questa vaccinazione non sono diversi da quelli degli altri vaccini comunemente somministrati. Il vaccino anti-hpv ad oggi è stato somministrato a diversi milioni di ragazze (>50.000.000 di dosi somministrate in tutto il mondo) e non ci sono evidenze di problemi di sicurezza. Come avviene per le altre vaccinazioni, in alcuni casi è stato segnalato dolore nel punto dell'inoculazione (spalla), associato talora a rossore e gonfiore, disturbi che generalmente scompaiono in breve tempo. In qualche caso può presentarsi, inoltre, un rialzo febbrile di breve durata. Raramente possono insorgere disturbi intestinali (nausea, vomito, diarrea). Di norma tutti questi sintomi scompaiono rapidamente e comunque non richiedono l'uso di farmaci. Non esistono rischi di trasmissione dell'infezione in quanto il vaccino contiene particelle simili al virus HPV ma non infettive, incapaci quindi di indurre malattia ma in grado di determinare una notevole produzione di anticorpi specifici contro questo virus.
Nelle donne che non hanno ancora contratto l'infezione il vaccino si è dimostrato molto efficace (90-100%) nel prevenire le lesioni pre-invasive di alto grado (CIN2/3) dovute ai virus HPV 16 e 18, che insieme causano oltre il 70% dei tumori del collo dell'utero. Il vaccino è efficace anche nei confronti di ceppi di papilloma virus oncogeni simili a quelli verso i quali è stato studiato: questo estende l'efficacia protettiva del vaccino ben oltre il 70% dei casi.
Sebbene la vaccinazione contribuisca a proteggere dalle principali cause del tumore del collo dell'utero, non garantisce una protezione verso tutti i tipi oncogeni di HPV; pertanto è importante sottoporsi regolarmente al Pap-test. La vaccinazione e lo screening sono complementari e insieme rappresentano il metodo più efficace per prevenire il carcinoma della cervice uterina.
In gravidanza non è opportuno effettuare vaccinazioni in genere, salvo casi particolari su indicazione specialistica.