L’influenza e le sue complicanze in gravidanza e nel neonato
L’influenza stagionale, considerata nell’opinione comune una malattia banale, può dar luogo a complicanze severe nei soggetti più fragili, come anziani, bambini e donne in gravidanza.
Influenza: epidemiologia e manifestazioni cliniche
L’influenza stagionale rappresenta un serio problema di Sanità Pubblica ed una rilevante fonte di costi diretti e indiretti per la gestione dei casi in fase acuta e delle complicanze. Il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC) stima che ogni anno, in Europa, si verificano dai 4 ai 50 milioni di casi di influenza e che 15.000/70.000 cittadini europei muoiono ogni anno per complicanze dell’influenza.
L’influenza stagionale presenta il picco intorno alla fine di gennaio, ma recentemente si osserva una tendenza ad anticipare1.
I sintomi sono: febbre alta, dolori muscolari e articolari, raffreddore, tosse (generalmente secca), cefalea, malessere. I sintomi gastrointestinali (diarrea, nausea, vomito), sono più frequenti nei bambini.
Il periodo di incubazione è breve e variabile da 1 a 4 giorni, mentre la durata della fase sintomatica è di circa 7-10 giorni, a seconda della virulenza del virus e della fragilità del paziente1. virus influenzali si trasmettono prevalentemente per via aerea e si diffondono molto facilmente attraverso le goccioline di Fluegge (di saliva), che il malato produce tossendo, starnutendo o semplicemente parlando, soprattutto negli ambienti affollati e chiusi. La trasmissione avviene anche per contatto diretto con persone infette (ad esempio attraverso le mani contaminate sugli occhi, sul naso o sulla bocca) o attraverso utensili o oggetti, dato che il virus dell’influenza può persistere molto a lungo e penetrare nell’organismo attraverso le mucose1.
Le persone infette sono contagiose da un giorno o due prima che i sintomi compaiono, fino a circa cinque giorni dopo l’inizio della sintomatologia, talvolta fino a 10 giorni dopo. Questo significa che il virus può essere trasmesso anche da persone apparentemente sane. I bambini e le persone con sistema immunitario indebolito, possono essere contagiosi per un tempo ancora più lungo1.
I soggetti più a rischio di contrarre la patologia e di sviluppare complicanze, compresa una maggiore mortalità, sono, oltre agli anziani, le persone con patologie croniche, le donne gravide ed i neonati.
Le complicanze più comuni sono le sovrainfezioni batteriche a carico dell’apparato respiratorio e dell’orecchio, ma anche complicanze cardiovascolari2.
Le complicanze nella donna in gravidanza
L’influenza contratta in gravidanza determina un considerevole aumento dei decessi e dei tassi di ospedalizzazione per complicanze cardiopolmonari rispetto alla popolazione generale3,4. Questo accade a seguito di alcune modificazioni fisiologiche della gravidanza, come lo shift Th1/Th2, l’incremento della gettata cardiaca e del consumo di ossigeno, una diminuzione della capacità polmonare e del volume polmonare corrente5. Il 5% di tutti i decessi correlati all’influenza da H1N1 nel corso della pandemia del 2009-2010 si è verificato in corso di gravidanza, anche se le donne gravide rappresentavano solo l’1% della popolazione complessiva degli affetti. All’aumentato rischio di morte per influenza contratta in gravidanza, si aggiungono i rischi di esito gravidico avverso: aborti, nati morti, decessi neonatali, nascite pretermine, basso peso alla nascita, ricorso al cesareo6.
I rischi per il feto sono correlati soprattutto alla risposta immunitaria materna più che al passaggio transplacentare del virus5.
Le complicanze nel neonato
I neonati fino a 6 mesi, a causa dell’immaturità del sistema immunitario e cardiorespiratorio, sono maggiormente vulnerabili e soggetti a complicanze che richiedono il ricovero ospedaliero (polmonite, laringo-tracheo-bronchite, encefalopatia) e ad una mortalità più elevata7.
Bibliografia
- Iss.it
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