Immunità neonatale alla infezione da Bordetella Pertussis e strategie di prevenzione
I neonati nei primi 6 mesi di vita sono la categoria più a rischio di contrarre le forme più aggressive di pertosse, non solo perché non possono essere vaccinati, ma anche perché il loro sistema immunitario, meno responsivo rispetto all’adulto, li rende più vulnerabili alle complicanze, talora mortali.
Immunopatogenesi della pertosse
La Bordetella Pertussis (BP), coccobacillo Gram negativo, aderisce all’epitelio delle vie respiratorie e produce numerose tossine, le quali riescono a rompere le barriere dell’immunità innata, come muco e ciglia, evadendo pertanto la sorveglianza immunitaria. I batteri penetrano e si replicano nelle cellule epiteliali elicitando una risposta immunitaria sia di tipo innato che acquisito.
Dopo il riconoscimento, i macrofagi ed i neutrofili fagocitano il batterio in sede di infezione, mentre le cellule dendritiche presentano e attivano i linfociti TCD4+, che si differenziano in Th1, secernenti IFN-γ e Natural Killer (NK), questi ultimi adiuvanti nella produzione di IFN γ e nella polarizzazione dei Th1. IFN-γ è un mediatore dell’attivazione dei macrofagi, che possono così distruggere i batteri che hanno eluso la fagocitosi e sono penetrati nel citoplasma. Tuttavia, le tossine pertussiche possono stimolare le cellule dendritiche a produrre IL-10, che inducono la differenziazione delle cellule Treg antinfiammatorie e che inibiscono la risposta immunitaria. Inoltre, le IgA e le IgG svolgono un importante ruolo nella clearance batterica, possono neutralizzare le tossine batteriche e prevenire l’infezione cellulare mediante opsonizzazione.
Immunità neonatale
Per anni si è creduto che il sistema immunitario del neonato fosse maggiormente suscettibile alle infezioni a causa dell’immaturità, mentre in realtà è un sistema meno responsivo a causa della tolleranza materno-fetale. Nel neonato, le cellule della fagocitosi, come monociti, neutrofili e macrofagi, hanno maggiori difficoltà nell’esprimere molecole co-stimolatorie (come DC80 e CD 86), nel secernere citochine (come TNF α e IFN-γ) e chemiochine. Nel neonato si riscontra inoltre una minore capacità di processare l’antigene e una minore attività delle molecole di tipo II del complesso maggiore di istocompatibilità, che partecipano all’attivazione dei LT CD4+ e alla differenziazione nei Th1. La conta delle cellule NK è elevata a livello periferico, tuttavia i NK sono in grado di secernere scarse quantità di IFN-γ. Le cellule soppressorie eritroidi CD71+, numerose nel neonato, inibiscono l’immunità innata per una diminuzione della produzione di TNF-α e la fagocitosi della BP mediata dai CD11B+. Inoltre, il neonato non ha un microambiente anatomicamente ben sviluppato e adatto all’interazione tra cellule dendritiche, linfociti T e B; non esiste una zona di demarcazione netta tra le diverse zone linfoidi e i LT CD4+; la capacità di generare cellule effettrici della memoria e una risposta efficace da parte dei Th1 è molto ridotta, anche per una ridotta produzione di IL-12 da parte delle cellule dendritiche. Quindi, nell’insieme, una ridotta produzione di IL-12, IFN-γ e una bassa espressione di CD4+, comportano una ridotta produzione di IgG, IgA e IgE, compromettendo la clearance batterica. La produzione di IL-10, IL-6, IL-23 e IL-1β, che contribuisce alla polarizzazione Th17, è più elevata nel neonato rispetto all’adulto; in particolare si è osservato un aumento della IL-10 nei casi di pertosse. La predominanza di Th2, Th17 e T reg, unitamente al deficit di memoria immunologica, rendono i neonati maggiormente suscettibili alle infezioni da patogeni capsulati o intracellulari (come la BP). Infine, gli anticorpi nei neonati hanno una durata più breve, sono prodotti in ritardo, hanno minore affinità per il patogeno e presentano una ridotta reattività ai polisaccaridi batterici.
La vaccinazione con dTpa
Gli anticorpi materni passano la barriera placentare e raggiungono il feto proteggendolo quindi dall’infezione. Per questo motivo, la vaccinazione in gravidanza è in grado di proteggere anche il neonato, contrariamente alla vaccinazione post partum, che rappresenta una forma di “strategia del bozzolo” e rimane raccomandata nei casi in cui la mamma non è stata vaccinata in gravidanza. Gli anticorpi materni vengono trasferiti al feto soprattutto nel terzo trimestre; la vaccinazione è infatti raccomandata dalla 27° alla 36° settimana di gestazione, come indicato nell’ ultima Circolare Min Sal). Diversi studi dimostrano che in questo periodo della gravidanza l’affinità delle IgG per la BP è maggiore. Gli anticorpi materni permangono nel neonato per 6 settimane dopo la nascita, proteggendolo così nel periodo di maggiore vulnerabilità.
Fonte
Argondizo-Correia C, et al. Neonatal Immunity to Bordetella Pertussis Infection and Current Prevention Strategies. Journal of Immunology Research. 2019