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Pillola del giorno dopo, interruzione di gravidanza chirurgica e farmacologica: differenze tra le diverse opzioni

aborto farmacologico

13 Novembre 2022 - Le opzioni a disposizione della donna per prevenire o interrompere gravidanze indesiderate sono sempre più numerose ed è importante che vengano comprese le differenze, ai fini di una scelta consapevole. Contraccezione d’emergenza e IVG sono metodi diversi nel meccanismo d’azione e nell’obiettivo di trattamento; tuttavia, entrambi condividono ciò che NON devono essere: un metodo di controllo delle nascite.

Distinguere la contraccezione d’emergenza dall’aborto farmacologico

La contraccezione d’emergenza, nota come “pillola del giorno dopo” NON è una pillola abortiva. Il meccanismo d’azione consiste nell’inibizione dell’ovulazione, quindi impedisce una eventuale fecondazione, mentre non ha alcun effetto su una gravidanza già instauratasi
Può essere utilizzata dopo un rapporto non protetto, avvenuto in fase pre-ovulatoria, per impedire l’instaurarsi di un’eventuale gravidanza indesiderata. L’efficacia correla con la tempestività di assunzione: meno tempo trascorre tra il rapporto sessuale non protetto e l’assunzione del farmaco, maggiore sarà la probabilità di successo. L’efficacia è massima se assunta entro 12 ore dal rapporto.

Esistono due tipi di pillola per la contraccezione di emergenza:

  • la prima a base di levonorgestrel, un progestinico utilizzato da anni anche per la contraccezione regolare, ma a dosaggio molto più elevato (1.50 mg in unica somministrazione).
  • la seconda, di più recente introduzione, a base di ulipristal acetato, un modulatore selettivo del recettore del progesterone, che può essere assunto fino a 5 giorni dopo il rapporto non protetto (30 mg in unica somministrazione).

La pillola per la contraccezione d’emergenza può essere acquistata in farmacia sia dalle maggiorenni che dalle minorenni, senza obbligo di prescrizione medica (AIFA, Determina n. 998 dell'8 ottobre 2020).

Ricordiamo inoltre la possibilità di inserimento dello IUD-Cu, entro 5 giorni dal rapporto non protetto, efficace anche in fase post-ovulatoria. Agisce infatti sia inibendo la fecondazione, attraverso l'effetto tossico su sperma e ovociti, sia prevenendo l'impianto della blastocisti, attraverso la reazione infiammatoria in cavità uterina.

IVG: metodo farmacologico e chirurgico: la scelta spetta alla donna ma sempre con i consigli degli esperti

Oggi in Italia qualsiasi donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) entro i primi 90 giorni di gestazione (ovvero nel primo trimestre, iniziando a contare dalla data dell’ultima mestruazione), per motivi di salute, economici, sociali o familiari (Legge 194/1978). Per accedere alla IVG la donna può rivolgersi ad un consultorio familiare, dal proprio medico di famiglia, dal suo ginecologo, o presso una struttura che effettua l’IVG. Si effettua consulenza e visita ginecologica volte a valutare insieme alla donna  la sua decisione di interrompere la gravidanza e, se conferma la sua decisione, quali sono le modalità. Successivamente devono essere informate su rischi e vantaggi di entrambe le procedure, per poter essere nella condizione di scegliere.

L'OMS raccomanda come prima scelta l'IVG farmacologica in età gestazionali inferiori ai 63 giorni.

Se la donna decide di abortire con trattamento farmacologico, valutata l’assenza di controindicazioni, viene somministrato mifepristone (RU486), in una struttura pubblica adeguatamente attrezzata (consultorio o ambulatorio). Il mifepristone causa la cessazione della vitalità dell'embrione.

Dopo 36-48 ore, la donna viene invitata a ritornare per la somministrazione di un analogo delle prostaglandine (misoprostolo o gemeprost), che determina l’espulsione del feto.

Dopo circa due settimane dalla seconda somministrazione è necessario effettuare una visita con ecografia di controllo per verificare l’avvenuto aborto ed escludere la necessità di ulteriori trattamenti.

Il metodo chirurgico è meno utilizzato da quando è disponibile il metodo farmacologico, essendo quest’ultimo meno invasivo. L’IVG chirurgica richiede infatti un ricovero in day hospital. L'OMS raccomanda l’aspirazione tramite vacuum come metodo di elezione per le IVG chirurgiche. È raccomandata l’offerta di un'adeguata profilassi antibiotica, mentre non è raccomandata l’anestesia generale. Un’adeguata gestione del dolore può essere raggiunta tramite analgesia locale e sedazione cosciente. L'entità del dolore tende ad aumentare con il progredire delle settimane gestazionali. In assenza di complicanze non vi è necessità di una visita di controllo post-intervento; tuttavia, questa può essere offerta se la donna lo desidera anche per un counselling contraccettivo.

Ricordiamo che l’IVG può essere praticata dopo i primi 90 giorni solo quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna, oppure quando siano state accertate gravi anomalie del feto che potrebbero danneggiare la salute psicofisica della donna. In entrambi i casi, lo stato patologico deve essere accertato e documentato da un medico del servizio ostetrico e ginecologico che pratica l’intervento, che può avvalersi della collaborazione di specialisti.

 

Fonti

  • epicentro.iss.it
  • Ortiz ME, et al. Copper-T intrauterine device and levonorgestrel intrauterine system: biological bases of their mechanism of action. Contraception. 2007;75:S16-S30

 

 

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