Presentati i Bersagli S. Anna, al top Toscana e Veneto. Con pandemia spesa sanitaria cresce di 237 euro a cittadino (+11%)
11 giugno – Sono però solo 10 le Regioni che hanno partecipato al sistema di monitoraggio su base volontaria, variabile anche il numero di indicatori valutati da regione a regione. Dal confronto emerge comunque l’efficienza della sanità veneta e toscana, entrambe con 21 indicatori che centrano l’obiettivo e nessuno in zona rossa. E dall’analisi emerge che la pandemia ha prodotto un aumento dei costi sanitari pro-capite dell'11% nel 2019-2021, pari a 237 euro a cittadino. I BERSAGLI
La pandemia ha prodotto un aumento dei costi sanitari pro-capite dell'11% nel biennio 2019-2021, pari a 237 euro a cittadino. È uno dei dati che emerge dall'analisi delle performance della sanità regionale promosso dal Laboratorio Management e Sanità dell'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Il cosiddetto sistema “Bersagli”, che ormai da anni valutano la performance dei sistemi sanitari regionali con l’obiettivo di cogliere appieno le opportunità di investimento e quelle di ridisegno dell'offerta dei servizi.
Ma sono solo 10 le Regioni che quest’anno hanno deciso di partecipare al sistema di monitoraggio su base volontaria delle performance dei servizi sanitari regionali (Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto, Lombardia, Piemonte e le due Province Autonome di Trento e di Bolzano). Dall'analisi emerge una forte variabilità sia tra le Regioni sia tra le Asl. Variabile anche il numero di informazioni fornite per valutare le performance, tanto che, per fare un esempio, il bersaglio della Puglia valuta 10 indicatori, quello della Toscana ne prende in considerazione quasi 30.
Tra le disparità regionali, si va, nel caso della spesa sanitaria, come dai 2.164 euro di spesa sanitaria pro-capite della Lombardia ai 2.968 della provincia autonoma di Bolzano. L'azienda sanitaria del capoluogo altoatesino è anche la Asl dove si spende di più, a cui fa da contraltare la Ausl 3 Genovese dove nel 2021 si sono spesi 1.590,56 pro-capite.
La maggiore variabilità, rileva il monitoraggio, si registra in ambito ospedaliero. “È interessante però come su alcune partite chiave si vedano esserci margini di manovra che si notano nella variabilità dei costi a parità di appropriatezza ed efficacia”, dice ancora Vola. È il caso, per esempio dell'utilizzo di molecole a brevetto scaduto o presenti nelle liste di trasparenza, in cui si osserva una forbice che va dal 71,32% della Lombardia al 97,82% di Trento..
Dai 12 bersagli realizzati dal Sant’Anna emerge chiaramente l’efficienza della sanità veneta e toscana rispetto alle altre Regioni, entrambe con 21 indicatori che centrano l’obiettivo e nessuno in zona rossa (sui 31 analizzati per il Veneto e i 39 analizzati per la Toscana).
In generale, spiega il Laboratorio Management e Sanità in una nota di sintesi, “la pandemia da Covid-19 viene spesso interpretata come un evento che ha accelerato il processo di trasformazione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), con l'adozione di azioni strategiche avviate durante la crisi sanitaria e la loro propulsione, grazie agli ingenti finanziamenti strutturali messi a disposizione. Di certo, la prima sfida riguarda questa eredità della pandemia e il tema della sostenibilità dei sistemi sanitari, laddove la gestione dell'emergenza e post-emergenza Covid-19 ha richiesto l'impiego di risorse aggiuntive. Questa ha portato a un incremento significativo del costo sanitario pro-capite in tutte le Regioni del Network. La variabilità in alcune partite determinanti mostra però che ci sono margini di azione; il caso dell'assistenza farmaceutica e dei dispositivi medici evidenzia, oltre alla variabilità inter-regionale, la dinamica nel tempo: è una partita in cambiamento, che deve essere governata. Lavorare, ad esempio, sull'appropriatezza della prescrizione dei nuovi farmaci ad alto costo potrà liberare risorse da reinvestire nel sistema stesso”.
Accanto alla prima concorre la seconda sfida, “ovvero l'importanza delle politiche di prevenzione e di promozione della salute, come investimento non soltanto per il miglioramento dello stato di salute della popolazione, ma anche per lo sviluppo socioeconomico e per la sostenibilità degli stessi sistemi sanitari. La centralità dei programmi di screening risulta fondamentale in questo senso e il dato rilevato nel 2021 mostra un evidente sforzo da parte delle Regioni nel rilancio dei programmi di screening oncologici. A titolo di esempio, Veneto e Umbria registrano nel 2021 un numero di mammografie superiore al 2019, a dimostrazione di uno sforzo di recupero delle prestazioni perse durante il primo anno pandemico”.
Se, in ambito vaccinale è stata la campagna anti Covid-19 a tenere banco nell'ultimo anno, per il Laboratorio Management e Sanità del Sant’Anna “bisogna comunque sottolineare come le vaccinazioni pediatriche abbiano registrato una sostanziale tenuta della copertura, anche qui a riprova della solidità dei servizi del Sistema Sanitario Nazionale. Cala invece la copertura antiinfluenzale, sia per gli anziani sia per i professionisti sanitari, dopo una maggiore propensione alla vaccinazione anti influenzale registrata nel corso del 2020. Si tratta, come sottolinea il team di ricerca, di un tema da presidiare con attenzione. Sul tema più specifico dell'efficacia e dell'appropriatezza clinica, il team di ricerca ha registrato performance in sostanziale continuità con il passato, grazie all'impegno dei professionisti del Sistema Sanitario Nazionale. Una nota di attenzione deve essere rivolta ai parti cesarei, che, in alcune regioni, tornano a crescere e sottolineano l'esigenza di tenere alta la guardia”.
La terza sfida riguarda la qualità dei processi e dell'appropriatezza organizzativa: Qui - spiegano i ricercatori del Sant’Anna - entriamo nella tenuta degli assetti organizzativi e dei processi assistenziali, e ci muoviamo principalmente nella dimensione ospedaliera. Nel complesso, la "risorsa ospedale" regge l'urto pandemico. Basti vedere la tenuta della durata delle degenze mediche e l'ulteriore contrazione di quella dei ricoveri chirurgici. Un unico campanello d'allarme sulle fratture del collo del femore: la proporzione di quelle trattate entro due giorni tende a contrarsi in quasi tutte le Regioni".
La quarta sfida riguarda “l'engagement e su questo terreno si gioca la vera partita delle risorse umane del SSR, e si coglie bene l'esigenza di una valorizzazione e di un investimento. La percentuale di assenza cresce in modo significativo nel 2020, in quasi tutte le Regioni del Network, a dimostrazione di un comprensibile affaticamento del personale del Sistema Sanitario Nazionale”.
La quinta sfida è quella dell'appropriatezza: “Il Sistema Sanitario Nazionale riparte e con esso l'esigenza di tenere alta la guardia rispetto al rischio di inappropriatezza. La riduzione delle prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza registrata nel 2020 non viene compensata nel 2021 ma si registrano primi segnali di una potenziale ripresa. Basti vedere l'incremento dei DRG LEA Medici (ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza), delle ospedalizzazioni potenzialmente evitabili, di quelle in età pediatrica. Il discorso è analogo sulle prestazioni di diagnostica ad alto rischio di inappropriatezza. Nel 2021 non si raggiungono i livelli pre Covid-19 ma l'incremento è generalizzato. Alcuni ambiti reggono comunque meglio degli altri, è il caso del consumo di antibiotici, che cala in maniera ulteriore, rispetto anche al 2020, sia per una dinamica intrinseca della domanda, sia per azioni mirate al consumo di antibiotici per scongiurare una maggiore diffusione, in particolare in ambito ospedaliero, delle resistenze microbiche”.
La sesta e ultima sfida, “certo non ultima per importanza”, è quella dell'innovazione. “La sanità digitale è tra le grandi priorità per il rilancio dei sistemi sanitari, in coerenza con gli indirizzi del PNRR. Centrale per la sua portata è sicuramente la sfida legata all'innovazione digitale, come strumento di miglioramento della qualità delle cure e di governance sanitaria. Innovazione intesa sia nella forma di applicazioni strutturate di soluzioni di telemedicina, ma anche di maggior interoperabilità dei sistemi informativi rivolti alla gestione dei servizi e alla comunicazione con i cittadini. In questo senso, la pandemia da Covid-19 ha accelerato o consolidato processi di transizione, che occorre ora capitalizzare. Per esempio, da parte dei cittadini è cresciuta la sensibilità nella consultazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), sebbene con marcate differenze tra Regioni (ad esempio, la percentuale di cittadini che dichiara di aver utilizzato il FSE negli ultimi 90 giorni va dal 3 al 74 per cento)”.
"Valorizzare i nostri professionisti e le migliori soluzioni organizzative emerse durante la pandemia, tenere alta la guardia rispetto ai rischi di un ritorno di fenomeni di inappropriatezza e avere il coraggio di accogliere la sfida del cambiamento organizzativo. Sono questi i tre pilastri – sottolinea Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant'Anna - perché il nostro Sistema Sanitario Nazionale possa cogliere appieno le opportunità offerte dal PNRR. I dati presentati venerdì 10 giugno mostrano come si sia aperta una nuova fase per il nostro Sistema Sanitario Nazionale e come soltanto l'aperto e trasparente confronto tra le performance regionali e aziendali possa far emergere quelle differenze su cui dobbiamo concentrare l'attenzione e gli interventi per garantire equità e per ridurre le disuguaglianze".
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