Associazione dei Ginecologi Italiani:
ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

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Scheda pratica

Con la consulenza della Dott.ssa Valeria Dubini

  • La violenza sulle donne è un problema complesso, che comporta ricadute anche nella sfera della salute.
    Anche se la fascia di età più colpita è rappresentata dalle donne tra 16 e 40 anni, non c'è epoca della vita della donna che possa dirsi esente da questo rischio: secondo l'Istat in Italia sono quasi 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subìto almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. I dati diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziano che una donna su quattro subisce maltrattamenti nel corso della vita e che la violenza rappresenta una priorità in tema di salute pubblica.

  • Anche il Consiglio d'Europa ha evidenziato come nel nostro continente gli esiti di violenza domestica rappresentano la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni, più del cancro e degli incidenti stradali e indetto programmi d'azione specifici.La violenza "di genere" rappresenta un arcipelago complesso che comprende violenza sessuale e violenza domestica, fenomeni spesso connessi e incrociati tra loro: in entrambi i casi è chiaro che il ruolo dei sanitari e dei ginecologi in generale, può essere di importanza "critica" nel riconoscere e nel trattare il problema della donna che si rivolge a noi.

  • Il ginecologo, come medico della donna, deve essere consapevole che il fenomeno esiste e sta alla radice di molte patologie che è frequente incontrare nella pratica clinica.
    Si tratta di costruire una "competenza" che fin qui è mancata perché, nonostante che faccia parte della nostra professionalità dare risposte adeguate a queste problematiche, fino a poco tempo fa l'argomento era stato semplicemente rimosso dalla nostra formazione ed era del tutto assente una cultura ginecologica sull'argomento.Oggi in realtà si comprende che i servizi sanitari devono essere coinvolti nella lotta contro la violenza sulle donne perché possono essere quelli che la incontrano e l'affrontano per primi: non a caso il Ministero della Salute del nostro Paese, all'interno del Piano di Azioni del marzo 2007, ha individuato nel Pronto Soccorso ospedaliero l'ambito privilegiato per l'apertura di sportelli dedicati alle donne vittime di violenza domestica, promuovendo la formazione capillare degli operatori sanitari (fonte: Ministero della Salute).

  • Del resto l'organizzazione che per l'OMS si occupa di salute delle donne il WHO, già nel 2003 raccomandava che negli ospedali fosse possibile dare una risposta "appropriata e competente".I ginecologi rivestono un ruolo essenziale non solo nella violenza sessuale, dove hanno il compito di raccogliere gli elementi irripetibili, indispensabili all'iter giudiziario qualora la donna decida di sporgere denuncia, ma anche nella violenza domestica in quanto spesso è proprio la gravidanza il periodo nel quale la violenza può manifestarsi per la prima volta o acutizzarsi.

  • È chiaro che possano esserci ripercussioni anche molto gravi per la futura mamma e per il nascituro: è anche vero che questo periodo rappresenta anche una finestra di opportunità per la donna che, per proteggere il suo bambino, può decidere di uscire dal silenzio.
    È per questo necessario che gli operatori che si occupano di gravidanza affinino la loro sensibilità e siano in grado di cogliere i segnali e decodificarli: è necessario poi contribuire a costruire una rete, in modo che i sanitari possano contare sulla collaborazione di tutta una serie di  figure strategiche come  medici legali, assistenti sociali, avvocati, operatori di case di accoglienza.
    Per portare il proprio contributo alla conoscenza del fenomeno e all'uniformità degli interventi l'AOGOI ha prodotto un manuale pratico per i ginecologi, dove è possibile trovare tutta una serie di informazioni sul fenomeno della violenza sessuale e domestica, e indicazioni pratiche su come comportarsi nelle varie situazioni.



[Milano, febbraio 2009]

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