Associazione dei Ginecologi Italiani:
ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

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Lettera della Presidente

Egregia Signora Ministro Grillo,
è inevitabile, in momenti come questi, esprimere dei desideri o, più concretamente, fare un quadro della situazione, valutare i punti di forza e le criticità, cercare di trovare delle soluzioni.

Sono ben conscia che nessuno, nemmeno lei purtroppo, ha la bacchetta magica per risolvere i problemi della sanità italiana, ma credo che davvero si possa e si debba fare qualcosa per mantenere quanto di buono c’è e correggere quanto vi è di sbagliato.

L’ostetricia-ginecologia italiana è certamente una delle migliori in Europa e nel mondo. Abbiamo un servizio sanitario che, come Lei ben sa, molti ci invidiano e che consente un accesso alle cure a tutti.

L’ambito ostetrico-ginecologico è particolarmente importante in quanto la salute delle donne è la cartina di tornasole di un Paese.

Investire sul settore materno-infantile significa migliorare le condizioni di salute delle generazioni future. Non dimentichiamoci il progetto “1000 giorni” che OMS ha promosso, che anche il Ministero della Salute ha recepito e che però ora è indispensabile iniziare ad attuare!

La prevenzione dei rischi nei primi mille giorni è una priorità di salute pubblica, anche in considerazione dell’effetto sinergico dei rischi individuali e dei benefici che ne derivano a lungo termine per l’intera popolazione.

Dobbiamo vigilare affinché questo patrimonio che si è creato nei decenni non venga perduto né ridimensionato: questo è il primo e fondamentale messaggio. La salute dei cittadini è un bene imprescindibile!

E’ fondamentale investire nella salute. Non possiamo pensare che riducendo i finanziamenti in sanità ed in ricerca, non firmando il contratto dei medici, non permettendo un ricambio degli operatori sanitari si possa mantenere il livello qualitativo dell’assistenza.

E’ vero che in passato ci sono stati degli errori, degli sprechi ma non possiamo nasconderci dietro questo dito per cancellare quanto di buono è stato e viene fatto quotidianamente nei nostri ospedali, nei nostri ambulatori, nei nostri consultori.

Purtroppo molte strutture sanitarie italiane, oggi vanno avanti grazie al sacrificio, allo spirito di dedizione, alla passione di molti operatori.

 

Non possiamo ignorare le difficoltà che ci troviamo quotidianamente ad affrontare: i turni pesanti, le relazioni sempre più difficili con chi si rivolge a noi fino a sfociare nell’aggressione non solo verbale ma addirittura fisica. Tutto ciò è segno di un cambiamento sociale importante, di un momento di profonda crisi economica che coinvolge tutti noi: medici, operatori sanitari, persone assistite.

E’ indispensabile ri-creare un dialogo, ri-stabilire una alleanza fra tutti noi, che con ruoli e competenze diverse siamo operatori della salute, e chi si rivolge a noi. Se non facciamo questo la sanità non può proseguire il proprio percorso, diventa una guerra fra poveri (operatori che lavorano in condizioni sempre peggiori ed utenti che chiedono sempre di più senza pensare che più esami/più interventi non significa migliore assistenza)

E’ fondamentale creare un clima diverso. Non possiamo pensare di continuare ad acuire il baratro che si sta creando fra chi assiste e chi viene assistito.

E’ vero che alcuni fattori sono dipendenti dalla situazione generale (superamento della crisi economica, minore disoccupazione, maggiore tutela delle fasce fragili) ma altri sono strettamente dipendenti dalle condizioni di lavoro (turn-over, organizzazione strutturale e funzionale adeguata, formazione dei giovani, aggiornamento).

 

Gli aspetti economici sono importanti ma non si può parlare sempre e solo di “tagli”.

Non possiamo pensare che la salute sia gestibile come una “azienda” con criteri solo economici. La salute è un bene di tutti che va tutelato e salvaguardato. Spendere oggi significa risparmiare domani.

 

Quella che stiamo vivendo è una crisi non solo economica ma anche di ideali, di valori sociali ed è su questo che noi, come Società scientifiche, possiamo avere un ruolo.

Noi dobbiamo difendere la formazione dei giovani, l’aggiornamento dei medici e di tutto il personale sanitario, condizioni di lavoro adeguate: solo così saremo in grado di “accogliere” chi ha bisogno. Non dobbiamo dimenticarci che la comunicazione e la prevenzione sono parti fondamentali del nostro lavoro.

Mi rendo conto che anche io mi sono fatta prendere la mano ad enunciare principi ma dobbiamo avere dei principi, degli ideali che ci guidano nel nostro lavoro quotidiano altrimenti diventiamo dei meri burocrati della medicina.

I punti che il nuovo governo dovrebbe continuare (per alcuni argomenti molto è già stato fatto, per molti altri bisogna iniziare nuove strade) oppure affrontare in modo sistematico sono molti e dovrebbero comprendono fasi di

- programmazione

- attuazione

- verifica.

 

Ritengo essenziale il ruolo dei “tecnici”, cioè di noi sanitari, non solo in quanto abbiamo le competenze specifiche ma anche perché l’esperienza clinica, il confronto quotidiano con l’utenza ci permettono avere un quadro completo. Non va inoltre sottovalutato il fatto che noi non dobbiamo essere eletti quindi non subiamo il “ricatto” del bacino di voto che sottostà a regole della politica, peraltro non così vincenti come recentemente dimostrato.

Non vogliamo una difesa di categoria, vogliamo poter lavorare in condizioni adeguate per garantire la migliore assistenza possibile alle donne e questo è possibile solo insieme, operatori sanitari e popolazione. In Italia ci sono moltissimi medici preparati, competenti: dobbiamo trovare un modo affinché che le singole realtà lavorino insieme e creino davvero una rete assistenziale.

Credo davvero che la rete territorio-ospedale-territorio sia un circolo virtuoso che dobbiamo organizzare in modo sistematico e capillare. Un adeguata rete assistenziale consente al singolo di avere risposta ai suoi bisogni, consente alla comunità di condividere le risorse e consente allo Stato ed alle Regioni di monitorare i percorsi di cura con un risparmio economico.

In questo senso molto è stato fatto ma bisogna continuare.

 

Provo ad elencare dei punti, anche se certamente si tratta di un elenco perfettibile

  1. Programmazione del numero di specialisti necessari nei prossimi 20 anni. Per formare un medico servono in media 15 anni (6 anni di laurea, 4-5 di specializzazione, 5 di esperienza pratica). Già ora stiamo assistendo ad una carenza di ginecologi e molti bandi di concorso vanno deserti: è indispensabile valutare ora quanti ginecologi saranno necessari nel 2030-2040 ecc
  2. Prevedere un turn-over adeguato con rapporto 1/1. E’ vero che le nascite stanno diminuendo ma stanno aumentando le gravidanze a rischio che necessitano di assistenza adeguata e la popolazione invecchia con un aumento delle patologie ginecologiche correlate all’età.
  3. Stabilire una alleanza tra gli operatori sanitari e la popolazione, dando il giusto ruolo alla comunicazione ed alle competenze (chi fa che cosa, condividere le decisioni) nel reciproco rispetto.
  4. Salute e benessere della donna dalla pubertà alla menopausa a tutto campo: l’informazione sulla fisiologia, la contraccezione, la fertilità. La salute non è “assenza di malattia” ma comprende il benessere della sfera psico-sessuale ed affettiva. I consultori familiari possono e devono svolgere un ruolo essenziale su tutta questa parte, e molto altro, se presenti in modo capillare sul territorio e dotati di risorse adeguate. La contraccezione deve tornare ad essere gratuita, per lo meno per le fasce fragili e/o a maggiore rischio: questo argomento va certamente ripreso sia per le conseguenze sociali sia per l’impatto economico.
  5. Percorso nascita: la gravidanza inizia ben prima del concepimento (vedi progetto “1000 giorni”); vanno programmati ed offerti percorsi adeguati per la gravidanza fisiologica e per la gravidanza con fattori di rischio che necessita di accertamenti ed assistenza specifica.
  6. Punti nascita: attuare quanto già previsto in modo da garantire una adeguata assistenza a madre e bambino e mettere in sicurezza il lavoro degli operatori, medici ed ostetriche, in sala parto
  7. Assistenza nel puerperio: dimissioni protette, promozione dell’allattamento, sostegno alla donna ed al bambino
  8. Prevenzione delle patologie oncologiche femminili (cervice, endometrio, ovaio, mammella) in tutti i suoi aspetti dai test di screening agli stili di vita
  9. Valutazione appropriatezza del percorso diagnostico-assistenziale per la patologia benigna dell’apparato genitale femminile che comprenda tutto l’iter assistenziale (reti territorio-ospedale)
  10. Valutazione appropriatezza del percorso diagnostico-assistenziale per la patologia maligna dell’apparato genitale femminile che comprenda tutto l’iter assistenziale (reti territorio-ospedale)

  

Le auguro di cuore Buon lavoro e spero, come molti di noi, che Lei possa davvero fare qualcosa per la sanità italiana e per la salute delle donne

 

Elsa Viora
Presidente AOGOI

           

                                                                                                                               

 

                                                         

 

 

 

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