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Disfunzioni tiroidee in gravidanza: nessuna ricaduta sulle performance scolastiche dei figli

23 febbraio 2018 - Uno studio multicentrico condotto in Gran Bretagna non ha evidenziato differenze nei risultati scolastici ottenuti dall’età di 54 mesi fino alla fine della scuola secondaria, dei ragazzi nati da madri con disfunzioni tiroide nel primo trimestre di gravidanza, rispetto a quelli nati da madri eutiroidee. Secondo gli autori di questo studio, le donne con disfunzione tiroidea in gravidanza possono essere dunque rassicurate sul fatto che la loro patologia non avrà ricadute sulle performance scolastiche dei figli. 

In una gravidanza su dieci è presente una patologia tiroidea materna conclamata o subclinica. Un problema non da poco, considerato che gli ormoni tiroidei sono essenziali per il normale sviluppo del cervello e che sia l’ipotiroidismo congenito che l’esposizione ad elevati livelli di ormoni tiroidei nella vita fetale sono risultati associati ad alterazioni cognitive a lungo termine.
 
Il feto dipende completamente dagli ormoni materni fino alle ultime fasi del primo trimestre di gravidanza; per questo, i nati da madri gravemente ipotiroidee nelle prime fasi della gravidanza possono presentare una riduzione del quoziente intellettivo di circa 7 punti.
 
Anche una condizione di ipotiroidismo subclinico materno e l’ipotiroxinemia isolata sono risultati correlati ad alterazioni del quoziente di intelligenza, alterazioni della capacità di svolgere compiti aritmetici,  delle performance scolastiche in generale, degli skill motori, dei tempi di reazione, ma anche a deficit attentivi e a sintomi di ADHD nei figli. L’ipotiroidismo in gravidanza può anche associarsi a problemi quali aumentato rischio abortivo, ipertensione gestazionale, pre-eclampsia, diabete gestazionale, nascita pretermine.
Per tutti questi motivi, da più parti è stato caldamente raccomandato di effettuare uno screening della funzione tiroidea in gravidanza.
 
Tuttavia, un vasto trial controllato, prospettico, randomizzato su oltre 21 mila donne non ha mostrato alcuna differenza nel quoziente d’intelligenza dei figli (all’età di tre anni), nati da madri con alterazioni della funzione tiroidea, trattate o meno con levo-tiroxina. Lo stesso risultato è emerso da uno studio più recente, condotto su 97.228 donne gravide sottoposte a screening di funzionalità tiroidea; anche in questo caso, il trattamento con L-tiroxina nelle donne con ipotiroidismo subclinico o con ipotiroxinemia isolata, non ha prodotto alcun beneficio sui punteggi del neurosviluppo, né sulla funzione cognitiva dei figli di queste pazienti, esaminati all’età di 5 anni. Risultati questi che sembrano confermare quanto previsto dalle attuali linee guida ostetriche, che non raccomandano lo screening antenale di routine per ipotiroidismo in gravidanza.
 
Ma c’è chi non è d’accordo con questo approccio, facendo notare come in questi trial, il trattamento con L-tiroxina è stato iniziato tardivamente, cioè quando il feto era già in grado di produrre da solo i propri ormoni tiroidei.
 
Sullo sfondo di questo background pieno di ombre e controversie, un gruppo di autori di varie università inglesi, è andato a valutare se nella coorte prospettica dell’Avon Longitudinal Study of Parents and Children (comprendente 4.615 coppie madre-figlio, con valutazione della funzionalità tiroidea – FT4, TSH, anticorpi anti-perossidasi - nel primo trimestre), la funzione tiroidea della madre in gravidanza fosse associata ad alcuni indici di performance dei figli, valutati ripetutamente (mediante valutazioni curriculari nazionali età-specifiche) fino alla fine della scuola secondaria. Il lavoro è pubblicato sul British Medical Journal.
 
I risultati dello studio non hanno evidenziato la presenza di associazioni forti e clinicamente significative, tra livelli di FT4/TSH nel primo trimestre di gravidanza e punteggio agli Standard Assessment Test in nessun punto del curriculum scolastico. L’assenza di correlazione tra funzionalità tiroidea della madre nel primo trimestre e performance scolastiche si conferma anche nell’analisi più in dettaglio delle singole materie (linguaggio, matematica, scienze).
 
I figli nati da madri con disfunzione tiroidea insomma non si discostano da quelli nati da madri eutiroidee, né per il numero di GCSE (General Certificates of Secondary Education) superati, né per il punteggio ricevuto.
 
Maria Rita Montebelli

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