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Aborti clandestini /2. La Relazione sulla 194 del ministero della Giustizia

27 aprile 2017 - Ogni anno anche il ministro della Giustizia è tenuto a presentare una relazione al Parlamento sulla legge 194, soffermandosi in particolare sugli aspetti penali concernenti le violazioni riscontrate nell'applicazione della legge e la giurisdizione volontaria riguardante le richieste di IVG al Giudice tutelare in caso di minori o di donne maggiorenni interdette.

Secondo l’ultima Relazione del ministro della Giustizia Andrea Orlando (febbraio 2017) appena diffusa nella sua versione integrale, si commettono poche violazioni delle disposizioni penali previste dalla legge 194, con soli 144 procedimenti in corso nel 2016 che vedono coinvolte in tutto 239 persone.
 
I reati oggetto delle attenzione della Relazione sono quelli previsti dagli articoli 17 (aborto provocato per colpa), articolo 18 (aborto provocato senza il consenso della donna o a seguito di lesioni dolose), articolo 19 (aborto clandestino), articolo 21 (divulgazione dati sull’identità della donna che abortito) e altre disposizioni penali varie presenti in altri articoli della 194.
 
Rimandando alla lettura del testo (vedi allegato) per i dati generali, quelli certamente più interessanti e oggetto di attenzione negli anni sono quelli relativi alle violazioni dell’articolo 19 sull’aborto clandestino che rappresentano il 23% dei procedimenti, con 33 procedimenti penali iscritti nelle Procure nel 2016 che vedono coinvolte 42 persone.

Da sottolineare che il 60,2% delle persone coinvolte sono cittadini stranieri per la maggioranza extracomunitari. Un’incidenza elevata, commenta la relazione, se si pensa che gli stranieri residenti a inizio 2016 erano l’8,3% circa della popolazione residente in Italia.
 
Sempre in riferimento alle violazioni dell'articolo 19 sugli aborti clandestini, la relazione sottolinea poi un altro elemento, ovvero il numero molto basso di persone mediamente coinvolto nei procedimenti (1,4 di media per procedimento contro l'aborto clandestino) che lascia intendere come “non sembra esistere un’abituale tendenza ad eseguire aborti clandestini in modo organizzato”.
 
Per quanto riguarda invece la cosiddetta giurisdizione volontaria, (le richieste cioè al giudice tutelare di autorizzazione all’aborto da parte di minorenni in caso di mancanza dell’assenso di chi esercita la potestà o la tutela), i dati fino al 2016 segnano una continua diminuzione. L'andamento delle richieste di minori è stazionario fino al 2007 con una media annua di circa 1.300 casi, e decresce poi fino al 2016 quando le richieste sono state 692.

E quasi nullo è il numero di richieste al Giudice tutelare di autorizzazione all'aborto di donne maggiorenni interdette (una sola richiesta da parte di donna maggiorenne interdetta nell'anno di riferimento della relazione).
 
Per quanto riguarda poi chi ha compiuto gli atti iscritti tra i procedimenti penali, la Relazione sottolinea che ad esempio nel 2016, a fronte del 17% di medici e del 3% di “paramedici”, c’è una forte percentuale di “altro” e “non rilevato” (rispettivamente 20 e 60%), tuttavia in diminuzione rispetto agli anni precedenti, fatto questo che potrebbe essere verosimilmente dovuto anche all'aumento del numero degli stranieri coinvolti, persone che in genere non esercitano professioni di tipo sanitario.
 
Sempre sotto l’aspetto penale, la relazione rileva una elevata percentuale di persone destinatarie di decreto di archiviazione (in media circa il 64%), verosimilmente dovuta, da un lato, all'infondatezza di molte notizie di reato (o ad altre cause previste dal codice) e alla probabile fisiologica difficolta di ricercare obiettivi elementi di imputazione durante la fase delle indagini preliminari (sempre se esistono), e, dall'altro, alla lentezza dei processi presso gli uffici giudicanti che fa sì che un numero di imputati sempre maggiore rimanga in attesa di giudizio (da cui segue che il numero di sentenze irrevocabili è inferiore a quanto sarebbe corretto attendersi).
 
Infine, una nota sulle aree di provenienza dei procedimenti penali. Nel 2016, dei 144 procedimenti penali complessivi per tutti i reati contestati, il 37,5% erano al Nord, il 22,2% al Centro, il 25% al Sud e il 15,3% nelle Isole.
Per quanto riguarda le persone, invece, le 239 iscritte nel 2016 provengono per il 34,3% dal Nord, 21,3% dal Centro, 25,9% dal Sud e 18,43% dalle Isole.
 
Confrontando questi valori con quelli dei procedimenti, la Relazione nota come le due distribuzioni percentuali presentino alcune differenze, che variano a seconda dell'anno considerato e che in alcuni casi risultano abbastanza significative. Limitando ad esempio l'analisi al solo 1999 che registra le differenze piu evidenti, al Nord il numero dei procedimenti iscritti sul totale nazionale è del 40,9% mentre l'analogo rapporto relativo al numero delle persone iscritte è del solo 26 per cento.
 
Questo perché, chiarisce la relazione, durante la fase delle indagini preliminari svolte dalla Procura, il numero di persone iscritte in un dato procedimento può aumentare e viene quindi aggiornato ogni anno sulla base delle informazioni raccolte. Poiché di norma la durata delle indagini preliminari non può superare i 18 mesi, il numero delle persone iscritte relativo agli ultimi due anni della serie storica si deve considerare provvisorio.
A questo si deve aggiungere anche il fatto che alcuni procedimenti contro autori ignoti possono trasformarsi in procedimenti contro autori noti quando viene conosciuta l'identità delle persone alle quali è attribuito il reato e, conseguentemente, diviene noto anche il numero.

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